La premier Giorgia Meloni non ha ancora preso una decisione sulla Via della Seta, ma i segnali sono chiari. A lanciarli è il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha gelato la Cina evidenziando il fatto che non ci sono vantaggi commerciali per l’Italia. Di parere diverso è Pechino, i cui esperti e diplomatici sostengono che il rafforzamento della cooperazione nell’ambito della Belt and Road Iniziative favorirebbe la cooperazione pragmatica tra i due Paesi. Proprio in risposta alle voci italiane che si sono levate in questi giorni, anche contro la decisione dell’allora premier Giuseppe Conte di firmare il memorandum d’intesa, un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che la BRI fornisce una nuova piattaforma per la cooperazione pratica tra Cina e Italia, aggiungendo che la Belt and Road ha portato risultati tangibili a livello economico e commerciale.
Infatti, come riportato da China Daily, citando i dati del governo italiano, il portavoce ha affermato che nei primi cinque mesi di quest’anno le esportazioni italiane in Cina sono aumentate del 58% rispetto all’anno precedente. Dal 2019 al 2021, le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate del 42%, secondo l’ambasciatore cinese in Italia Jia Guide. Il commercio bilaterale ha raggiunto quasi 78 miliardi di dollari nel 2022 e la Cina è anche il principale partner commerciale dell’Italia in Asia. Pertanto, aggiunge il portavoce, sfruttare ulteriormente il potenziale della cooperazione della Via della Seta è conforme agli interessi di entrambe le parti.
“RETROMARCIA ITALIA? PRESSING USA E OCCIDENTE”
Per Wang Shuo, professore presso la Scuola di Relazioni Internazionali dell’Università di Studi Esteri di Pechino, c’è un legame tra il possibile allontanamento dell’Italia dalla Cina riguardo la Via della Seta con le pressioni degli Usa. “Dopo la crisi ucraina, si è rafforzata la richiesta di correttezza politica e di unità tra gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali“, ha dichiarato a China Daily. D’altra parte, evidenzia che anche i frequenti cambi di governo e le divisioni politiche impediscono all’Italia di avere una visione coerente e omogenea della Belt and Road. Ding Chun, direttore del Centro per gli studi europei dell’Università di Fudan, ha confermato che l’Italia sta valutando se i benefici economici che otterrà dalla BRI compenseranno la “perdita politica” che subisce come membro del G7. Ma in un contesto di inflazione e recessione economica, il rafforzamento della cooperazione con la Cina nell’ambito della Belt and Road sarebbe fondamentale per facilitare gli investimenti bilaterali e promuovere i legami bilaterali, ha aggiunto Ding.