Criticato su più fronti per le sue imprecisioni sembrerebbe però aver riportato modalità di ‘ragionamento’ che si avvicinerebbero all’uomo. Stiamo parlando di ChatGpt, il nuovo strumento di chatbot fondato sull’intelligenza artficiale che può rispondere a (quasi) tutti i comandi dell’utente. Come riporta il Süddeutsche Zeitung, infatti, un team di ricerca cognitiva dell’Università della California a Los Angeles ha scoperto come un predecessore AI di Chat-GPT, l’algoritmo GPT-3, è stato in grado di risolvere compiti che dimostravano una capacità di pensare per analogie, senza essere stato appositamente addestrato per questo.
La scoperta ha avuto dell’incredibile dal momento che finora si pensava che solo l’essere umano fosse in grado di ragionare per analogie. I ricercatori traggono una conclusione audace da questi risultati: i modelli linguistici sono l’approccio giusto “per avvicinarsi a capacità di pensiero simili a quelle umane”. Oltre al fatto che negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha ripetutamente mostrato enormi progressi. Per fare degli esempi, l’algoritmo Alphago ha sconfitto un maestro del complicatissimo gioco da tavolo Go, un altro chiamato Alphafold ha risolto il problema biologico del ripiegamento delle proteine, per il quale gli scienziati stanno lavorando. E ora alla lista si aggiunge ChatGpt.
CHATGPT: INTELLIGENZA ARTIFICIALE VERSO ‘L’APPRENDIMENTO PROFONDO’
Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale si basano su un processo chiamato ‘approfondimento profondo’. In questo processo un potente computer simula approssimativamente la
la struttura di un cervello biologico. I neuroni virtuali sono interconnessi attraverso centinaia di miliardi di sinapsi virtuali. Queste reti neurali artificiali apprendono da masse di dati di addestramento, in cui riconoscono gli schemi. Con la crescita delle reti di apprendimento profondo potrebbero emergere spontaneamente nuove qualità.
Il predecessore di ChatGpt, GPT-3, è stato messo a confronto con un gruppo di studenti, per capire come il cervello biologico e quello dell’intelligenza artificiale possano capire le analogie. Entrambi i ‘campioni’ hanno mostrato debolezze, con risultati peggiori da parte dell’IA. Quel che è certo però è che per far fronte all’enorme quantità e varietà di dati di addestramento, l’IA utilizza meccanismi simili a quelli dell’uomo. L’IA utilizza meccanismi simili a quelli del ragionamento analogico umano. I ricercatori non sono mancati però di dimostrare anche scetticismo, sostenendo che pur essendo impressionanti i risultati ottenuti la strada verso una capacità di pensiero simile a quella umana è ancora lunga e sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire la questione.