Mentre la stampa ufficiale – soprattutto nel nostro Paese – celebra le virtù taumaturgiche dell’arte diplomatica di Henry Kissinger (con la parziale eccezione di un lungo articolo di Barbara Spinelli sul Fatto Quotidiano) gli analisti di politica internazionale, congiuntamente ai giornalisti nostrani, hanno scelto una vecchia ma efficace strategia di disinformazione che è quella della omissione. Stiamo alludendo alle operazioni diplomatiche e politiche poste in essere da Nixon, Kissinger, dalla Cia, dal Consiglio di sicurezza nazionale americano, dal Dipartimento di Stato e dal Dipartimento della Difesa americano in relazione al Cile.
Come è noto, il violento rovesciamento del governo di Unità popolare democraticamente eletto di Salvador Allende in Cile ha cambiato il corso del Paese – che il poeta cileno Pablo Neruda ha descritto come “un lungo petalo di mare, vino e neve” – a causa dell’intervento segreto della Cia e del carattere repressivo del governo del generale Pinochet.
Grazie alla desecretazione dei documenti relativi agli anni 70, oggi sappiamo che il presidente Richard Nixon aveva ordinato alla Cia di “far urlare l’economia” in Cile per “impedire ad Allende di salire al potere o di spodestarlo”. Stiamo alludendo alle richieste del Freedom of Information Act grazie alle quali il National Security Archive è stato in grado di compilare una raccolta di documenti declassificati che fanno luce sugli eventi in Cile tra il 1970 e il 1976. Di cosa trattano in breve questi documenti? I documenti che sono stati classificati includono:
– cablo scritti dall’ambasciatore statunitense Edward Korry dopo l’elezione di Allende, che descrivono in dettaglio le conversazioni con il presidente Eduardo Frei su come impedire l’insediamento del presidente eletto. I cabli contengono descrizioni dettagliate e opinioni sulle varie forze politiche in Cile, tra cui l’esercito cileno, il Partito democratico cristiano e la comunità imprenditoriale statunitense;
– memorandum e rapporti della Cia sul “Progetto Fubelt”, il nome in codice delle operazioni segrete per promuovere un colpo di Stato militare e minare il governo di Allende. I documenti, compresi i verbali degli incontri tra Kissinger e i funzionari della Cia, i cablogrammi della Cia alla sua stazione di Santiago e i riassunti delle azioni segrete nel 1970, forniscono una chiara traccia cartacea delle decisioni e delle operazioni contro il governo di Allende;
– documenti strategici del Consiglio di sicurezza nazionale che registrano gli sforzi per “destabilizzare” economicamente il Cile e isolare diplomaticamente il governo di Allende, tra il 1970 e il 1973;
– memorandum e dispacci del Dipartimento di Stato e dell’Nsc dopo il colpo di Stato, che forniscono prove delle atrocità sotto il nuovo regime militare guidato dal generale Pinochet;
– documenti dell’Fbi sull’operazione Condor, che altro non fu che una strategia di terrorismo sponsorizzato dallo Stato della polizia segreta cilena, Dina (Dirección de Inteligencia Nacional). I documenti, compresi i riassunti delle lettere di detenzione scritte dall’agente della Dina Michael Townley, forniscono prove sull’assassinio di Orlando Letelier e Ronni Moffitt a Washington DC e sull’assassinio del generale cileno Carlos Prats e di sua moglie a Buenos Aires.
Ma cerchiamo di andare nel dettaglio.
Il rapporto redatto dall’Fbi sulla Dina cilena – il servizio segreto per eccellenza del Cile – fornisce una sintesi delle informazioni tratte dalle lettere della prigione scritte da Michael Townley, l’agente della Dina responsabile dell’assassinio di Orlando Letelier. Questo rapporto include informazioni non fornite direttamente all’Fbi da Townley, ma tratte dall’analisi della sua corrispondenza con il suo responsabile della Dina: dettagli sugli incontri tra il presidente cileno Pinochet e terroristi e spie italiane, nomi in codice e attività del personale della Dina, collaborazione tra Dina e cubani anticastristi; la creazione di una finta organizzazione terroristica per prendersi la colpa di un rapimento della Dina in Argentina; il coinvolgimento della Dina nei rapporti tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Passiamo adesso al cablogramma scritto dall’Fbi a Buenos Aires il 28 settembre del 1976. Questo report, scritto dall’agente dell’Fbi Robert Scherrer, riassume le informazioni di intelligence fornite da una “fonte confidenziale all’estero” sull’operazione Condor, un’operazione di intelligence congiunta sudamericana progettata per “eliminare le attività terroristiche marxiste nell’area”. Il dispaccio riporta che il Cile è il centro dell’Operazione Condor, e fornisce informazioni su “squadre speciali” che viaggiano “in qualsiasi parte del mondo… per eseguire sanzioni fino all’assassinio contro terroristi o sostenitori di organizzazioni terroristiche”.
Per quanto riguarda i numerosi rapporti che risalgono al 1975 da parte del Consiglio di sicurezza nazionale americano, questi rivelano in modo inequivocabile la piena consapevolezza del governo Usa della continua quanto sistematica violazione dei diritti umani dopo il colpo di Stato cileno e durante la dittatura militare di Pinochet.
Di particolare interesse è una nota del dipartimento di Stato che risale al 16 novembre 1973. Questa nota, inviata al segretario di Stato da Jack Kubisch, afferma che le esecuzioni sommarie nei diciannove giorni successivi al colpo di Stato sono state 320, più del triplo della cifra pubblicamente riconosciuta. Allo stesso tempo, Kubisch riferisce di nuovi aiuti economici appena autorizzati dall’amministrazione Nixon. Il promemoria fornisce informazioni sulla giustificazione dell’esercito cileno per le continue esecuzioni. Include anche un rapporto sulla situazione e una scheda informativa sui diritti umani in Cile.
Di tono completamente diverso è invece un rapporto redatto nell’ottobre del 1973 dal Dipartimento della Difesa, in modo particolare dall’addetto della marina statunitense Patrick Ryan, che riporta positivamente gli eventi in Cile durante il colpo di stato. Descrive l’11 settembre come “il nostro D-Day” e afferma che “il colpo di Stato [sic] del Cile è stato quasi perfetto”. Il suo rapporto fornisce dettagli sulle operazioni militari cilene durante e dopo il colpo di Stato, oltre a un brillante commento sul carattere del nuovo regime.
Ma veniamo adesso a Henry Kissinger. In un memorandum redatto dal Dipartimento di Stato che risale al 4 dicembre 1970, ci vengo date indicazioni precise sul gruppo di lavoro costituito da Ricky Singer del Cile e sulle strategie da porre in essere per ostacolare il governo di Allende. Questi includevano un possibile sforzo diplomatico per costringere il Cile a ritirarsi – o essere espulso – dall’Organizzazione degli Stati americani, nonché consultazioni con altri Paesi latinoamericani “per promuovere la loro condivisione della nostra preoccupazione per il Cile”.
I documenti mostrano che l’amministrazione Nixon si è impegnata in un blocco economico invisibile contro Allende, intervenendo presso la Banca mondiale, la Idb (Inter–American Development Bank) e la Banca Export–Import per ridurre o terminare crediti e prestiti al Cile prima che Allende fosse in carica da un mese. Concretamente la principale agenzia coinvolta nel tentativo di destabilizzare il governo di Allende fu la Cia, come dimostra un report che risale al novembre del 1970, report frutto del lavoro di una task force specifica nata all’interno dell’agenzia americana per affrontare la situazione in Cile.
In questo report la Cia ha preparato un riepilogo dei suoi sforzi per impedire la ratifica di Allende come presidente e per fomentare un colpo di stato in Cile. Il riassunto descrive in dettaglio la composizione della Task Force, guidata da David Atlee Phillips, la squadra di agenti segreti “inseriti individualmente in Cile”, e i loro contatti con il colonnello Paul Winert, l’addetto dell’esercito americano incaricato della Cia per questa operazione. Passa inoltre in rassegna le operazioni di propaganda volte a spingere il presidente cileno Eduardo Frei a sostenere “un colpo di Stato militare che impedirebbe ad Allende di entrare in carica il 3 novembre”.
Ma ancora più interessante è il documento scritto di pugno da Kissinger all’interno del Consiglio di sicurezza nazionale che risale al 9 novembre 1970.
Questo memorandum riassume le decisioni presidenziali riguardanti i cambiamenti nella politica statunitense nei confronti del Cile dopo l’elezione di Allende. Scritto da Kissinger e inviato ai segretari di Stato, alla Difesa, al direttore dell’Office of Emergency Preparedness e al direttore della Cia, questo memorandum invita le agenzie statunitensi ad adottare un atteggiamento “freddo” nei confronti del governo di Allende, al fine di impedire il consolidamento del potere e “limitare la [sua] capacità di attuare politiche contrarie agli interessi degli Stati Uniti e dell’emisfero”. Il promemoria afferma che l’assistenza e gli investimenti statunitensi esistenti in Cile dovrebbero essere ridotti e non dovrebbero essere assunti nuovi impegni.
Di analoga rilevanza il documento preparato per Kissinger per il Consiglio di sicurezza nazionale il 3 novembre 1970, un documento relativo alle operazioni segrete che delinea gli obiettivi, gli interessi e la potenziale politica degli Stati Uniti nei confronti del Cile. Gli interessi degli Usa sono definiti come finalizzati ad impedire al Cile di cadere sotto il controllo comunista e impedire al resto dell’America Latina di seguire il Cile “come modello”.
Esistono poi tre cablogrammi della Cia risalenti al 18 ottobre 1970.
Questi tre cablogrammi tra il quartier generale della Cia a Langley, in Virginia, e la stazione della Cia a Santiago riguardano la spedizione segreta di armi e munizioni da utilizzare in un complotto per rapire il comandante militare cileno, il generale René Schneider. La “neutralizzazione” di Schneider era un prerequisito fondamentale per un colpo di Stato militare poiché Schneider si opponeva a qualsiasi intervento delle forze armate per bloccare l’elezione costituzionale di Allende. La Cia ha fornito armi a un gruppo di ufficiali cileni guidati dal generale Camilo Valenzuela per l’operazione che avrebbe dovuto attribuire la colpa ai sostenitori di Allende e provocare una presa di potere militare. Invece, il 22 ottobre, il generale Schneider viene ucciso da un altro gruppo di cospiratori con cui la Cia collabora, guidato dal generale in pensione Roberto Viaux.
Ancora più esplicito è un cablogramma ormai non più segreto che risale al 16 ottobre dello stesso anno in cui il vicedirettore dei piani della Cia, Thomas Karamessines, trasmette gli ordini di Kissinger al capo della stazione della Cia a Santiago, Henry Hecksher: “È una politica ferma e continua che Allende sia rovesciato da un colpo di Stato”. La “guida operativa” chiarisce che queste operazioni devono essere condotte in modo da nascondere la “mano americana” e che la Cia deve ignorare qualsiasi ordine contrario dall’ambasciatore Korry che non è stato informato delle operazioni. Ma è solo il 16 settembre dello stesso anno che viene redatto un vero e proprio progetto per destabilizzare il governo cileno, progetto denominato Fubelt.
Questi verbali registrano il primo incontro tra il direttore della Cia Helms e alti funzionari dell’agenzia sulle operazioni segrete – nome in codice “Fubelt” – contro Allende. Viene istituita una task force speciale sotto la supervisione del vicedirettore dei piani della Cia, Thomas Karamessines, guidata dall’agente veterano David Atlee Phillips. Il memorandum rileva che la Cia deve preparare un piano d’azione per il consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger entro 48 ore. A distanza di pochissimo tempo – e cioè il 15 settembre 1970 –, il direttore della Cia Richard Helms prende atto delle direttive del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, di promuovere un colpo di Stato in Cile.
A quali conclusioni possiamo giungere alla luce di tutto ciò? Al netto delle motivazioni legate alla Guerra fredda, questi dati indicano come effettivamente opera un governo come quello americano per destabilizzare un altro governo, al di là della retorica degli storici ufficiali o dei manuali di politica internazionale che ben si guardano dall’indicare i reali meccanismi di funzionamento di uno Stato. E indicano chiaramente come il potere reale non sia esercitato dal popolo sovrano (gli Stati Uniti non sono forse una democrazia?) ma da una ristretta oligarchia di esperti – o sedicenti tali – che decidono le sorti del proprio Paese e dei Paesi nemici o alleati.
Ma soprattutto questi elementi dovrebbero indurci a formulare almeno altre due riflessioni: in primo luogo il cosiddetto realismo politico – sia quello tradizionale sia quello contemporaneo – non ha particolari problemi a giustificare operazioni di destabilizzazione di questo genere; in secondo luogo questi documenti desecretati mostrano – al pari di quelli relativi alla guerra del Vietnam – quale sia la reale dinamica del potere. Mostrano cioè, come avrebbe detto lo storico tedesco Ritter, il volto demoniaco del potere.
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