Il parto cesareo è sempre più diffuso, ma per Michael Abou-Dakn, responsabile della clinica di maternità dell’ospedale St. Joseph di Berlino, in Germania, non è una tendenza positiva, anzi si dice preoccupato. Al punto tale da coniare l’espressione «pandemia di parti cesarei». Secondo i calcoli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il tasso di parti cesarei dovrebbe essere compreso tra il 15 e il 17%. Questa è la percentuale di nascite in cui l’intervento è statisticamente necessario dal punto di vista medico per evitare danni alla madre e al bambino. In Germania, però, nel tempo questo tasso è addirittura raddoppiato, attestandosi al 31%. Il problema è che «quasi la metà dei parti cesarei in Germania sono primari, cioè programmati in anticipo senza che sia stato tentato un parto naturale, e non sempre sono necessari dal punto di vista medico». Abou-Dakn ne parla a Welt am Sonntag, spiegando che ci sono indicazioni assolute per le quali è già chiaro prima dell’inizio del travaglio che solo il parto cesareo è l’opzione.
«Tuttavia, la maggior parte dei parti cesarei si basa su indicazioni relative, cioè l’indicazione non è completamente univoca, ma richiede chiarimenti e considerazioni. Non credo che sia giustificato o consigliabile che in questi casi il parto cesareo sia così spesso preferito al parto naturale», osserva il medico. La necessità di mettere in guardia da questo fenomeno riguarda il fatto che, «contrariamente a quanto la maggior parte delle persone crede, questa procedura non sempre aiuta a prevenire i rischi alla nascita. Al contrario, l’incisione può diventare essa stessa un pericolo. In definitiva, si tratta di un intervento importante con un’incisione addominale, che a volte può avere conseguenze a lungo termine, sia per la madre che per il bambino».
LA “PANDEMIA DI PARTI CESAREI” IN GERMANIA
Michael Abou-Dakn ha lavorato alle linea guida sull’incisione del parto cesareo della Società tedesca di ginecologia e ostetricia. La procedura è sicura, negli ultimi decenni sono infatti cambiate molte cose. «Invece dell’anestesia generale, gli interventi sono ora generalmente eseguiti in anestesia locale; esistono nuove terapie antibiotiche contro le infezioni. Inoltre, si fa di più per il rapporto genitore-figlio: nella maggior parte delle cliniche, dopo l’intervento il bambino viene appoggiato al seno della madre, perché il contatto cutaneo rafforza il legame tra i due. Il padre può essere presente e tagliare il cordone ombelicale. A volte i genitori possono persino assistere all’estrazione del bambino dall’utero». Ma tutto ciò porta secondo il medico a «banalizzare il parto cesareo e a presentarlo come se fosse un parto normale». Nell’intervista a Welt am Sonntag spiega, dunque, che «nonostante tutti questi progressi, non dobbiamo dimenticare che questa forma di parto presenta ancora degli svantaggi».
Ad esempio, possono verificarsi complicanze come emorragie abbondanti, infezioni o trombosi, ma anche situazioni rischiose più frequenti rispetto al parto naturale. «Le donne che vogliono evitare il dolore del parto devono sapere che il taglio cesareo può provocare un dolore prolungato durante il travaglio». A tal proposito, ha citato uno studio dell’Università di Würzburg da cui è emerso che un numero non trascurabile di donne ha ancora un dolore significativo un anno dopo il parto. «Anche la sessualità può risentirne». D’altra parte, per Abou-Dakn i rischi per i parti successivi associati al cesareo sono ancora più gravi. «Per esempio, hanno un rischio maggiore che i muscoli uterini si lacerino o che la placenta si impianti in modo errato durante una gravidanza successiva. Hanno anche maggiori probabilità di avere un parto morto o un aborto spontaneo».
“PARTO CESAREO RISCHIOSO ANCHE PER NEONATO”
Anche il rischio di un’emorragia massiva aumenta notevolmente aumentato. «Allo stesso modo, c’è un rischio maggiore che l’utero debba essere rimosso; questo è stato dimostrato da studi che hanno coinvolto molte migliaia di donne incinte. La probabilità di tali complicazioni rimane statisticamente bassa, ma esiste, ed è molto più alta di quella di un parto naturale». I rischi coinvolgono anche il neonato, perché con il parto cesareo non entra in contatto con i fluidi vaginali e intestinali della madre, «quindi il sistema immunitario non viene allenato precocemente». Michael Abou-Dakn al Welt am Sonntag cita anche studi secondo cui ciò favorisce eczemi, allergie, asma e malattie non infettive come il diabete o l’obesità. «Anche per questo è importante che i bambini nati con il cesareo abbiano un contatto cutaneo con la madre il prima possibile e che siano allattati al seno, in modo da entrare in contatto con il loro microbioma».
D’altra parte, precisa di non voler spaventare le donne incinte: «Ma meno ragioni mediche ci sono per un parto cesareo, più la donna deve sapere a quale rischio va incontro». Stando alla compagnia assicurativa Allianz, le cliniche in Germania guadagnano tra i 3mila e i 4mila euro con un parto cesareo, quindi in alcuni casi il doppio rispetto a un parto naturale. «Ma con il parto cesareo non si guadagna nulla. Si può avere un reddito più alto, ma l’operazione comporta anche un aumento dei costi del personale e dei materiali. In realtà, l’ostetricia è più redditizia quando c’è la massima normalità possibile».