Grazie, grazie davvero per aver raccolto il mio invito!”. Il Cisio, al secolo Tarcisio Ficosecco, patron dell’omonimo gruppo, ci accoglie con il consueto calore orobico: una bella pacca sulle nostre spalle che ci fa curvare la schiena di 40° buoni buoni. Noi abbozziamo (che altro dovremmo fare, cari Lettoràstri, amici lettori dei comicAstri?), ringraziando che la nostra visita non sia avvenuta nel cuore della notte.
Accomodato sulla sua personalissima “PolTrono” (una poltrona sopraelevata, realizzata dai suoi mobilieri, a mo’ di sedile regale, munita di gambe tornite, di alto dorso e di braccioli, con l’aggiunta di uno sgabello mobile, su cui si sale prima di sedersi e poi si posano i piedi stando seduti) che troneggia davanti alla sua scrivania “Ficosecco Stadium” (un tavolo, ideato dagli architetti della Ficosecco, lungo 10,5 metri e largo 6,5 metri, a forma di campo di calcio, con tanto di illuminazione a giorno e dove le bandierine sono altrettante penne stilografiche utilizzabili per firmare contratti e commesse), il Cisio ci invita a sederci su due pouf nerazzurri (i colori sociali della sua beneamata Atalanta, di cui vorrebbe un giorno diventare main sponsor) raffiguranti i suoi beniamini: lo sgabello nero raffigura il centravanti Duvan Zapata e quello azzurro l’allenatore Gian Piero Gasperini.
Saltando a piè pari i convenevoli (la pacca di cui sopra ci è bastata e avanzata), il Cisio, come suo solito, entra subito in argomento senza troppi fronzoli. “Ragazzi, questa volta ho avuto una bella genialata, che al confronto quello della lampada di Aladino è uno… spiritoso dai poteri farlocchi…
Sputa il rospo, allora…
Il rospo semmai lo ingoio, mica lo espello. Bando alle rane, vado di accetta: vorrei organizzare a Roncola, nella Bergamasca, una originalissima Sagra della pinza.
Scusa Cisio, ti stai confondendo, il dialetto bergamasco ti tradisce. Tu stai forse parlando della pinsa romana, golosissimo impasto di origini che si perdono nel tempo, confondendosi con quelle della più tradizionale pizza napoletana…
Il dialetto bergamasco non c’entra un fico secco (e ride per la battuta), così come la pinsa, pensatori filosofi dei miei stivaletti da neve della Valle Cavallina (sita in loco, segnatamente tra da Trescore Balneario a Endine Gaiano, nota dei comicAstri).
Allora vuoi parlare della pinta, l’unità di misura usata soprattutto per la birra negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni?
Ma che pinta e pinta, miei cari pantofolai del cervello! Ho detto pinza e lo confermo: parlo proprio di quell’utensile lì, formato da due branche d’acciaio unite a cerniera. E la mia è davvero una lampadinata, perché unisce in un sol colpo l’utensile e lo stomachevole”.
Lo stomachevole?
Sì, nel senso che c’entra con lo stomaco, con la digestione, con la buona cucina, maccaroni!
Ma le pinze mica si mangiano!
E chi ha parlato di mangiare? Nella sagra che ho in mente io, e che intendo a tutti i costi sponsorizzare con la mia Ficosecco, a farla da padrona saranno proprio le pinze, che in cucina sono un valido aiuto.
Davvero?
Certo. Per le pentole si usano le pinze rivestite con materiale antiaderente; per la griglia quelle in acciaio inox; per gli spaghetti le pinze che terminano con una sorta di pettine; per il fritto quelle in metallo o in legno che servono a togliere il cibo dall’olio bollente. E poi ci sono le pinze utili per il tè, per lo spumante, per il wok…
Cisio, come dici tu stesso, sono tipologie di pinza già presenti sul mercato. Dove sta la novità?
Ecco il punto: l’anima del commercio è il marketing. Non c’è niente di più inedito del futile che diventa utile, anzi utensile.
Spiegati meglio, non capiamo.
Presto detto. La Ficosecco è pronta a mettere sul mercato degli attrezzi da cucina un set bello di pinze chiamate come pizze per far piazza pulita della concorrenza.
Per esempio?
Che ne dite della Pinza 4 Stagioni? Ha una sola impugnatura, ma offre un poker di utilizzi. E poi c’è la Pinza Margherita: un utensile in cui le diverse branche d’acciaio o di legno sono messe a mo’ di corolla. Ancora: la Pinza Napoletana, l’attrezzo da cucina che si può adattare a tutte le necessità, basta usare un po’ di fantasia. Devo continuare con la Pinza Vegetariana, la Pinza Capricciosa, la Pinza Marinara…
No, va bene, va bene così. Ma questa Sagra della pinza l’hai pensata per ferramentisti, elettricisti o idraulici che vogliono imparare a cucinare?
Fosse così, mi sarei dato una bella martellata sugli zebedei… Io ho un chiodo fisso, lo sapete: vendere a milioni e milioni di clienti. E allora punto in alto, a quella platea di italiani e di stranieri, sono tantissimi, che amano il fai-da-te e la buona cucina. Vedrete, sarà un vero crack.
Ne sei sicuro?
Avviso per gli amici Lettoràstri: Sfooting si prende una settimana di pausa. Ci ritroviamo martedì 22 agosto per continuare il discorso. Buon Ferragosto a tutti!
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