IL TAGLIO DELL’IRPEF NELLA RIFORMA FISCALE: PARLA FEDERICO FRENI
Con il via libera alla legge delega sulla riforma fiscale il Governo Meloni si appresta a modificare a fondo il sistema del fisco in Italia nei prossimi anni: in primis, partendo dal taglio dell’Irpef confermato oggi dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, intervistato da “La Stampa”. «Occorre il taglio dell’Irpef ma è prematuro, serve pragmatismo e prudenza»: secondo il vice del Ministro Giorgetti al MEF, il taglio ci sarà ma avverrà entro la fine della Legislatura.
In merito ai costi che avrà l’impianto di delega fiscale appena approvato, Freni rileva una procedura graduale evitando inutili «fughe in avanti» che risulterebbero «incompatibili con la necessità di salvaguardare le casse pubbliche». Non si farà deficit per finanziare il taglio dell’Irpef e in generale la riforma fiscale: ergo, chiarisce il sottosegretario in quota Lega, «ci sarà una revisione delle agevolazioni fiscali, c’è spazio per una razionalizzazione intelligente e oculata delle tax expenditures, senza andare ad intaccare le detrazioni per gli interessi sui mutui e per le spese sanitarie». I recenti dati sulla frenata del Pil non devono preoccupare più di tanto, sottolinea Freni, anche perché «la flessione registrata nel secondo trimestre può essere ampiamente recuperata nei due trimestri successivi anche grazie alla spinta che arriverà dal turismo».
FRENI (SOTTOSEGRETARIO MEF): “SPENDING REVIEW, NO A TAGLI DI SPESA INDISCRIMINATI”
Se infatti è vero che è calata la crescita del Pil generale per “colpa” dello stop all’industria, di contro l’Istat ha registrato un aumento dei servizi: ciò, segnala ancora Federico Freni a “La Stampa”, mette in evidenza come vi siano dei settori che godono ancora di piena salute nell’economia italiana. Alla luce di questo quadro congiunturale, rileva il sottosegretario al MEF, resta prudenza nel Governo in vista del Patto di Stabilità da riattivare a livello europeo nel 2024: «prudenza e responsabilità sono essenziali per garantire il consolidamento della crescita».
L’opzione di fare deficit per rintuzzare la crescita non è la strada da imboccare secondo Freni: «se l’Italia resterà un mercato affidabile per gli investitori o se diverrà terra di conquista per corsari e avventurieri dipenderà solo dalla nostra capacità di tenere i conti in ordine». Niente deficit ma nemmeno aumenti di tasse, aggiunge il sottosegretario: «aumentare le tasse non è nel dna di questo Governo, pagare tutti per pagare meno, questa è l’impostazione di tutti i provvedimenti economici messi in campo». Il capitolo finale è dedicato alla spending review da attuare per ridurre deficit e crisi dell’economia: «non possiamo ignorare le difficoltà del passato» trovate da tutti i Governi nel tentativo di ridurre la spesa pubblica generale. Bisogna di contro tenere in forte equilibrio, conclude Freni, tanto la revisione della spesa quanto la tutela dei servizi ai cittadini: «non dimentichiamo che il bilancio non si risolleva certo con i tagli di spesa orizzontali e quindi indiscriminati».