Una riforma rivoluzionaria dei rifiuti che riguarda tutti gli imballaggi: così la definisce la Commissione europea. L’obiettivo è ridefinire le specifiche per tutti gli imballaggi, dalle barrette di muesli alle macchine di grandi dimensioni, ma il mondo dell’industria è perplesso, anche per l’impatto che può avere la legge. La prima svolta si è avuta nel 2018, con la politica di divieto della plastica monouso nel 2018. Tre anni dopo cotton fioc con plastica, piatti, bicchieri e cannucce di plastica sono sparite dagli scaffali dei supermercati. In totale, sono stati vietati dieci prodotti, sostituiti da alternative in cartone o legno. Ma questo è stato solo un assaggio di altre leggi europee sui rifiuti che vogliono cambiare radicalmente l’economia europea. Le persone coinvolte, stando a quanto riportato da Süddeutsche Zeitung, riferiscono che raramente c’è stata una lotta lobbistica come adesso sul nuovo regolamento sugli imballaggi. Anche perché sono novità che hanno un grande impatto in primis a livello di produzione, poi sui consumatori.
Non è banale il lavoro che svolgono molti produttori, ad esempio di bevande, per adeguare le loro linee di produzione. Basti pensare alla direttiva sulla plastica. Non a caso un portavoce di Tetra Pak a proposito della conversione parla di «un compito immenso per l’intero settore». Loro hanno investito su questo 400 milioni di euro. Le proteste, comunque, non sono mancate. In Germania, ad esempio, c’è l’Associazione delle bevande analcoliche secondo cui non vi è «alcun miglioramento significativo della situazione ambientale». I tappi a vite fissati saldamente non fanno alcuna differenza per il riciclaggio: le bottiglie vengono triturate comunque negli impianti prima che il materiale ritorni nel ciclo del materiale.
LEGGE SUGLI IMBALLAGGI: UE VS INDUSTRIA
Discorso simile per la questione imballaggi. Ogni europeo genera quasi 180 chili di rifiuti di imballaggio all’anno. Per la Commissione europea, senza rapidi cambiamenti, i rifiuti di imballaggio nell’Ue rischiano di aumentare pericolosamente. Per questo motivo, a novembre ha proposto la legge sugli imballaggi. La normativa intende arginare il crescente fenomeno di confezioni inutili e plastica monouso, che stanno generando una mole di rifiuti ormai ingestibile. A differenza della direttiva sulla plastica monouso, non andrebbe più “tradotta” a livello nazionale, ma si applicherebbe immediatamente. Questa proposta di legge per la prima volta contiene specifiche per una percentuale minima di materiale riciclato negli imballaggi, fornisce istruzioni per la riciclabilità, introduce nuovi requisiti di etichettatura e limita la progettazione degli imballaggi.
Ad esempio, propone il divieto degli imballaggi monouso nei ristoranti e nei caffè entro il 2030 e un aumento del 10% degli imballaggi riutilizzabili per il cibo da asporto, nonché del 20% per le bevande, entro la stessa data. «L’ordinanza sugli imballaggi non riguarda più solo il consumatore finale, ma anche le enormi quantità di imballaggi per il trasporto e commerciali. L’ordinanza non fa più distinzioni», spiega Georg Schmidt, esperto di legislazione sugli imballaggi presso il Green Dot, a Süddeutsche Zeitung. Questo vuol dire anche che le aziende dovranno affrontare anche «un’incredibile quantità di lavoro amministrativo».
LEGGE SUGLI IMBALLAGGI, PREOCCUPAZIONE NEL SETTORE
Il clima di allarme nel settore si percepisce, ad esempio, in una lettera aperta ai capi di Consiglio, Commissione e Parlamento, firmata da numerosi fornitori di fast food e produttori di imballaggi, che guardano a questa legge «con crescente preoccupazione». «L’imballaggio gioca un ruolo importante nell’aiutarci a servire cibo caldo e appena preparato in modo rapido e sicuro ai nostri clienti e prevenire lo spreco di cibo. L’implementazione obbligatoria di materiali riutilizzabili come unica soluzione comporta notevoli sfide operative e finanziarie per l’intero settore», aveva dichiarato a DeSmog un portavoce di McDonald’s. Le associazioni di categoria dei produttori e maggiori utilizzatori di imballaggi chiedono una pausa alla legislazione che intende promuovere gli imballaggi riutilizzabili. In particolare, sono sconvolti da un requisito il cui futuro è incerto nelle prossime trattative tra il Consiglio degli Stati membri e il Parlamento Ue.
Nella versione originale, il regolamento prevede una quota minima di imballaggi riutilizzabili entro il 2030. Entro la fine del decennio, un quinto di tutti i caffè da asporto dovrà essere venduto in tazze riutilizzabili. Ma l’industria avverte che ciò non sarebbe necessariamente vantaggioso dal punto di vista ecologico. Si tratta di un punto su cui ci sarà molto dibattito prima che il regolamento venga approvato. Dopo la pausa estiva se ne occuperà il Parlamento Ue. I negoziati con il Consiglio potranno partire, però, quando verrà concordata una versione, ma ci sono ben 2.741 emendamenti finora nella sola commissione per l’ambiente. Quindi, non sarà chiaro prima della fine dell’anno se la rivoluzione degli imballaggi auspicata dalla Commissione avrà davvero luogo o meno.