LE PAROLE DI BARBAGALLO
Come noto, la Uilp ha avviato alcune cause-pilota contro il blocco parziale delle indicizzazioni delle pensioni e, come spiega il Segretario generale Carmelo Barbagallo, l’intento del sindacato è quello di “mantenere alta l’attenzione su questa ennesima ingiustizia, decisa oltretutto in un momento di forte crescita dell’inflazione, che interessa circa 3 milioni e mezzo di pensionati, e vuole evidenziare che non è possibile che ogni volta che servono risorse si vadano a prendere dai pensionati”. Come riporta ildispaccio.it, il sindacalista ricorda che “naturalmente il nostro impegno è parallelamente rivolto anche alle pensioni di importo più basso, per le quali ad esempio chiediamo l’ampliamento della Quattordicesima e l’incremento delle somme per chi già la riceve e una significativa riduzione delle tasse”. Rispetto alle cause-pilota, Barbagallo aggiunge che “tutte le spese (legali, giudiziali e amministrative) dell’iniziativa, condivisa con la Segreteria nazionale della Uil, saranno ovviamente a carico della Uilpensionati”.
TASSA ALLE BANCHE E RIFORMA PENSIONI, I CONTI ANCORA NON BASTANO PER CAMBIARE LA FORNERO
Come ha ribadito il vicepremier Matteo Salvini, la tassa sugli extraprofitti delle banche servirà per aumentare le pensioni ma i conti non basteranno per poter modificare appieno la riforma pensioni della Legge Fornero, almeno per quest’anno. Secondo i calcoli della ragioneria dello Stato nel biennio 2023-2024 i costi per la previdenza nazionale si alzeranno al 16,2% del Pil contro il 15,6% del 2022: l’elevata indicizzazione degli assegni per effetto dell’inflazione pensa ancora molto sulla spesa pensioni in Italia, tanto che la sola rivalutazione rispetto all’aumento dei prezzi potrebbe costare fino a 15 miliardi di euro.
Le risorse per una riforma pensioni nella prossima Manovra saranno dunque in larga parte indirizzate a contrastare gli effetti negativi dell’inflazione, scesa al 5,6% ma comunque ingente rispetto allo scorso anno: proroga di Quota 103, Opzione Donne e Ape Social sembrano essere al momento gli unici interventi e il risparmio ottenuto con la tassa sulle banche (circa 2-3 miliardi) non potranno produrre fin da subito il cambiamento epocale di una riforma pensionistica che si avvicini al concetto di Quota 41. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI SALVINI
“Qualche banchiere si è rammaricato, ma il settore sta facendo miliardi di guadagni senza muovere un dito. Redistribuire una piccola parte credo sia opera economicamente e socialmente doverosa. Anche perché noi vorremmo confermare in Legge di bilancio l’aumento di stipendi e pensioni anche per l’anno prossimo”. Così Matteo Salvini sulla tassa relativa agli extraprofitti bancari appena approvata dal Governo. Il ministro delle Infrastrutture, ospite di Radio anch’io, la trasmissione in onda su Rai Radio1, ha detto che questa è una misura “economicamente e socialmente doverosa” e che per quel che riguarda la Legge di bilancio “stiamo ragionando anche di detassare gli straordinari, i premi di produttività. Cercheremo di mettere tutti i soldi possibili per aumentare stipendi e pensioni”. Salvini ha fatto anche un esempio pratico: “È chiaro che se hai un aumento di 70/80 euro fino a 106 euro una mano te la dà”.
LE POSIZIONI DI CISL E UIL SULLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI BANCARI
Secondo la Cisl, il Governo ha fatto bene a introdurre una tassa sugli extra profitti delle banche, un intervento “che va allargato alle altre multinazionali (energia, digitale, logistica) per recuperare risorse da impegnare ad alzare salari, retribuzioni, pensioni ed a ridurre il peso delle tasse ai lavoratori, pensionati e sostenere le famiglie sui mutui per le prime case”. Un plauso arriva anche da Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil, che chiede un confronto con il Governo sulla destinazione del gettito di questa tassa che andrebbe estesa “a tutte le imprese, di qualunque settore, che, a causa della pandemia o della guerra, abbiano ottenuto enormi profitti”. In particolare, il sindacalista evidenzia che “per ragioni di equità sociale e di efficienza economica”, il gettito di tali imposte dovrebbe essere destinato “all’aumento dei salari e delle pensioni che, invece, proprio nello stesso periodo, sono stati erosi da un’inflazione galoppante e, spesso, conseguenza di quelle stesse speculazioni”.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELL’ANP-CIA ABRUZZO
Come riporta abruzzolive.it, il Presidente dell’Associazione Nazionale Pensionati di Cia-Agricoltori italiani dell’Abruzzo, Giuseppe De Blaisi, ha ricordato che “le pensioni minime vanno alzate ad almeno 780 euro al mese e, comunque, a un importo non inferiore a quanto indicato dall’Europa riguardo la soglia di povertà”, aggiungendo che “oggi i pensionati con un trattamento al minimo, più di 2 milioni e mezzo di persone, non sono nella condizione di soddisfare le esigenze basilari, mentre il perdurare della crisi energetica, l’aumento del costo della vita e l’inflazione rendono difficile la normale sussistenza.” Il suo vice, Claudio Sarmineto, ha invece spiegato che “va profondamente riformata la misura Opzione donna”.
GLI INTERVENTI AUSPICATI SU OPZIONE DONNA E APE SOCIAL
Dal suo punto di vista, infatti, occorre “renderla accessibile ed evitare la ‘punizione’ di un calcolo interamente contributivo degli assegni, già magri, delle lavoratrici.” Per Sarmineto, va anche “rilanciata la proposta di legge giacente in Parlamento che affronta il nodo dell’eliminazione dell’integrazione al minimo pensionistico, dove, senza un intervento strutturale, in futuro saranno erogate pensioni che non arriveranno alle trecento euro mensili. Parallelamente, per i giovani si sollecita una vera pensione di garanzia”. Valterio Polucci, anch’egli vicepresidente dell’Anp Abruzzo, ha ricordato che “manca ancora il riconoscimento dell’attività agricola come lavoro gravoso e usurante”. Dunque, “ai Coltivatori Diretti è negata la possibilità di attingere ai benefici di legge per anticipare la pensione (Ape Social)”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.