Una pillola contro tutti i tipi di tumore. Dopo l’annuncio dei risultati promettenti del nuovo farmaco anti cancro chiamato AOH1996, dalle iniziali e anno di nascita di una bambina morta di tumore a 9 anni, pubblicati sulla rivista scientifica Cell Chemical Biology, sono alte le aspettative. La nuova molecola, che è stata testata in laboratorio su 70 diverse cellule tumorali, come quelle derivate dal cancro al seno, prostata, cervello, ovaie, collo dell’utero, pelle e polmoni, sarebbe efficace nel bloccare la crescita dei tumori.
Ma sono opportune delle precisazioni: ad esempio, si tratta di studi preclinici effettuati solo su modelli cellulari e animali; inoltre, è appena cominciata la prima fase di sperimentazione sull’uomo. Nicola Normanno, direttore del Dipartimento di ricerca traslazionale dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS – Fondazione Pascale di Napoli, nonché past president della Società italiana di Cancerologia, al Corriere della Sera spiega: «È una delle tantissime terapie promettenti, ma siamo ben lontani dal dire che è una panacea anti-cancro».
COME FUNZIONA LA PILLOLA ANTI-CANCRO AOH1996
Il meccanismo d’azione della pillola anti-cancro AOH1996 consiste nell’interazione con una proteina, un antigene nucleare cellulare proliferante (PCNA), importante per la replicazione del Dna. Come spiegato dall’oncologo, il farmaco sviluppato interagisce con una isoforma della proteina, interferendo con la replicazione del Dna nella cellula tumorale. Questo comporta la morte della cellula causata da una rottura del Dna. Una morte “selettiva”, in quanto riguarda solo le cellule tumorali. In virtù del fatto che questa forma di PCNA è stata identificata in diversi tipi di tumore, si ritiene che questa molecola possa bloccare in qualche modo la crescita di diversi tipi di tumore.
«Attualmente, come per tante molecole anticancro, è un principio molto interessante poiché la molecola potrebbe agire sia da sola sia potenziando l’attività in particolare della chemioterapia», puntualizza Normanno al Corriere. Non si può dire, però, che la molecola uccide i tumori, bensì che blocca la crescita di alcuni tumori in sistemi sperimentali. Inoltre, aggiunge l’oncologo, mostra una sinergia con la chemioterapia, aumentandone l’efficacia, ma sempre a livello preclinico. A tal proposito, Normanno ricorda che «tantissime terapie hanno funzionato a livello preclinico ma poi, purtroppo, non hanno superato la sperimentazione nell’uomo». Da qui l’invito alla cautela.
LA SPERIMENTAZIONE DELLA PILLOLA ANTI-CANCRO
Da poco è cominciato lo studio di fase 1 della sperimentazione della molecola sull’uomo: è previsto l’arruolamento di 8 pazienti. In questa fase si usano dosi crescenti di farmaco fino ad arrivare a quella massima tollerate, per valutare la tossicità e quindi il grado di sicurezza del farmaco. Una volta terminata la fase 1, spiega Normanno, si individua la dose da usare per la sperimentazione di fase 2, poi si inizia a valutare la possibile attività del farmaco nell’uomo. L’oncologo ricorda anche che «tanti farmaci che hanno dato risposte positive nella fase 2 di sperimentazione, poi non hanno superato la fase 3, quando il farmaco sperimentale viene comparato alle terapie standard».
Lo studio di fase 3 sarà quello che determinerà l’efficacia del farmaco su sintomi, qualità della vita e sopravvivenza, se ha benefici ulteriori rispetto a farmaci già in commercio e qual è il rapporto tra rischio e beneficio. In questa fase i pazienti coinvolti sono centinaia o migliaia. Se la pillola anti cancro dovesse superare positivamente anche questa fase di sperimentazione, allora dovrà essere prodotta da un’azienda farmaceutica, che poi richiederà l’autorizzazione per l’immissione in commercio alle Autorità regolatorie competenti, cioè FDA in Usa, EMA in Europa, poi AIFA in Italia. Come evidenziato dal Corriere, potrebbero volerci quindi dieci anni prima che il farmaco, se sicuro ed efficace, possa essere davvero disponibile per i pazienti.