Il periodico bollettino Excelsior curato da Unioncamere ci racconta che sono ben 293 mila le assunzioni previste in questo caldo agosto. Nel dettaglio l’industria nel suo complesso ricerca circa 84 mila lavoratori e prevede 389 mila assunzioni nel trimestre agosto-ottobre. Così come il manifatturiero che è alla ricerca di 56 mila lavoratori nel mese e di 247 mila nel trimestre.
In questo caso le maggiori opportunità di lavoro sono offerte dalle industrie della meccatronica che ricercano ben 14 mila lavoratori nel mese e 62 mila nel trimestre, seguite dalle industrie alimentari, bevande e tabacco (12mila nel mese e 40mila nel trimestre) e da quelle metallurgiche e dei prodotti in metallo (10mila nel mese e 49mila nel trimestre). La domanda di lavoro proveniente poi dal cruciale comparto delle costruzioni si attesta su circa 28 mila assunzioni nel mese e circa 142 mila assunzioni nel trimestre.
Sono invece ben 209 mila i contratti di lavoro previsti dal settore dei servizi nel mese in corso e oltre 892 mila nel trimestre agosto-ottobre. È tuttavia, e ovviamente, il turismo a offrire le maggiori opportunità di impiego in questo mese estivo con quasi 62 mila lavoratori ricercati nel mese e anche circa 200 mila nel trimestre.
Segue in questa speciale classifica il comparto dei servizi alle persone (poco meno di 38 mila ricercate nel mese e circa 223 mila nel trimestre), il commercio (37mila nel mese e 162 mila nel trimestre) e i servizi operativi di supporto a imprese e persone (27mila nel mese e 106 mila nel trimestre).
Dal punto di visto “qualitativo”, andando oltre i meri dati numerici, si deve evidenziare come sia in aumento su base annua la previsione sia per i contratti a tempo indeterminato (+6mila unità; +12,5%,) sia per quelli a termine e stagionali (+9mila; +6,3%), mentre diminuiscono i contratti di collaborazione occasionale e a partita Iva più o meno “autonome” (-4mila; -24,9%) e i contratti in somministrazione tra le Agenzie (-3mila; -7,9%).
Da sottolineare, allo stesso tempo, anche alla luce del decreto flussi appena approvato, come sia in aumento anche la domanda di lavoratori immigrati con 66 mila ingressi programmati nel mese (+11mila rispetto allo stesso periodo del 2022), pari al 22,6% del totale contratti. Tra i settori che ricorrono maggiormente alla manodopera straniera si segnalano: i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (il 36,5% degli ingressi programmati sarà coperto da personale immigrato), i servizi operativi di supporto a imprese e persone (35,7%), l’alimentare (27,0%), le costruzioni (26,3%) e la metallurgia (25,8%).
Cruciale poi all’interno del rapporto Excelsior è la cronica questione relativa ai posti vacanti, ossia posizioni lavorative potenzialmente disponibili ma che le aziende con riescono a coprire. È, infatti, confermata la storica difficoltà di reperimento dei mesi precedenti, che si attesta al 47,5%. Nel dettaglio le aree aziendali per le quali le imprese dichiarano di continuare a incontrare maggiori difficoltà a reperire personale sono quelle dell’installazione e manutenzione (il 64,2% dei profili è di difficile reperimento), della progettazione e Ricerca & Sviluppo (61,2%) e dei sistemi informativi (52,9%).
Le professioni di più difficile reperimento risultano, quindi, quelle degli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (il 72,8% è di difficile reperimento), dei Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (71,1%), dei fabbri ferrai costruttori di utensili (70,1%), dei tecnici in campo ingegneristico (69,3%), dei tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (66,8%) e anche degli ingegneri (63,3%).
Per molto tempo si è ritenuto, da più parti, che aver inserito il Reddito di cittadinanza nel nostro ordinamento avesse, in qualche modo, bloccato il mercato del lavoro e che molte persone avessero preferito il sussidio al lavoro. Il Governo Meloni ha profondamente modificato la misura “incriminata” spostandola maggiormente sull’aspetto della formazione/riqualificazione e l’inserimento lavorativo. Nei prossimi mesi capiremo se era, in effetti, il Reddito di cittadinanza il principale ostacolo alla difficoltà di coprire le posizioni vacanti e ancora scoperte o se si debba guardare anche altrove.
Potremmo, ad esempio, scoprire che il Paese è ancora profondamente malato dal virus del “lavoro nero” e “grigio” e che le nostre competenze sono drammaticamente “invecchiate” insieme al Paese e non sono più adeguate alle richieste del mercato di oggi.
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