In Italia ci sono almeno 700 casi di ecoansia e i più colpiti sono i giovani tra i 21 e i 35 anni. A rivelarlo a Repubblica è Matteo Innocenti, psicoterapeuta e fondatore dell’Associazione italiana ansia da cambiamento climatico, nata un anno fa a Firenze. I pazienti che gli esperti assistono sono centinaia in tutta Italia. “Studenti, attivisti, professori, ma anche veterinari e agricoltori”, ha rivelato.
Ad accomunare queste persone, dai profili molto diversi tra loro, è una preoccupazione per quello che è il futuro del pianeta. Le domande che si pongono quotidianamente sono numerose. In primis quali saranno le conseguenze del cambiamento del clima e se si potrà vivere in modo normale. In tanti temono che non valga più la pena di procreare. “I tre pazienti con figli che stiamo seguendo si chiedono come possono spiegare questo fenomeno ai loro bambini, verso i quali nutrono timori e paure”, ha raccontato l’esperto.
Ecoansia, in Italia almeno 700 casi: più colpiti i giovani, aumentano di anno in anno
Il problema dell’ecoansia in Italia e nel resto del mondo è sempre più in aumento. Gli ultimi anni sono stati decisivi per toccare delle cifre record. “In particolare le richieste si palesano d’estate. Il caldo record del 2022 ha sicuramente influito su questa percezione generale”. Tra i pazienti ci sono anche delle persone che sono state vittime in prima persona del cambiamento climatico, ad esempio poiché gli incendi hanno distrutto la loro casa. È così che in molti si ritrovano a chiedere aiuto.
“Le prime sedute sono di sostegno e comprensione. In questi primi incontri in forma gratuita rassicuriamo, consigliamo di stare con i propri cari e non proiettiamo alcun futuro distopico. L’ecoansia non è una malattia o una condizione patologica, ma un’ansia razionale al pari di quella per sostenere gli esami all’università”, ha affermato Matteo Innocenti. Per alcuni però il percorso di assistenza è lungo e complesso. “Diversi manifestano anche un’ansia generalizzata e riflettono su di sé le cause del cambiamento climatico”. La loro vita a quel punto cambia radicalmente. “È bene fargli comprendere che non devono sentirsi così tanto in colpa e che le scelte delle sorti ambientali scaturiscono a livello istituzionale”.