I legali di Massimo Bossetti hanno ottenuto il permesso di visionare i reperti e i campioni di Dna del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale il muratore di Mapello è stato condannato in via definitiva all’ergastolo. Ma per ora è l’unico via libera concesso loro dalla Cassazione, in quanto altre analisi «potranno essere richieste dopo, valuterà la Corte se non sono manifestamente inutili». Dopo riscontri negativi e molti rinvii, l’autorizzazione per la difesa era arrivata il 19 maggio scorso, quando la Cassazione aveva accolto il ricorso della difesa, annullando con rinvio l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di Assise di Bergamo.
Il tribunale, infatti, aveva sempre negato alla difesa l’accesso ai reperti confiscati, tra cui i campioni di Dna. La prima richiesta di visionare i reperti da parte della difesa fu presentata nella primavera del 2020, con il presidente della Corte d’Assise Giovanni Petillo che spiegò che non era più possibile, poiché era stato confiscato tutto su richiesta della pm Letizia Ruggeri. La confisca, dopo la decisione della Cassazione, non incide sulle richieste difensive.
COSA POSSONO FARE I DIFENSORI DI MASSIMO BOSSETTI
Ma l’autorizzazione alla visione dei reperti ha dei limiti. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la Corte d’Assise dovrà indicare agli avvocati di Massimo Bossetti le modalità di accesso al materiale confiscato, precisando che non sono consentite al momento nuove analisi, anche se il loro futuro «rimane impregiudicato». Infatti, per ora è permesso solo «l’accesso e la sola osservazione dei reperti, previa adozione di ogni cautela atta a garantire l’integrità dei medesimi, e con esclusione di ogni attività implicante interventi di altra natura, come anche di ogni attività, non importa se ripetibile o meno, che comporti il contatto fisico con gli oggetti».
Il procuratore Antonio Chiappani e la pm Letizia Ruggeri avevano ribadito un concetto: non dovrebbero essere consentite nuove analisi, in quanto non c’è un quarto grado di giudizio e la condanna è già definitiva. A chiarirlo nel dettaglio è la Cassazione: «Eventuali attività ulteriori (…) potranno essere, se del caso, assentite all’esito della ricognizione e sulla base del verbale che la documenterà, ove la difesa, dando impulso ad un procedimento esecutivo distinto da quello odierno, avanzi specifica e corrispondente richiesta».