LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA SI FA: L’INVITO-MONITO DEL MINISTRO NORDIO
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, di ritorno dalla visita al carcere di Torino come segno di solidarietà alle ultime morti tragiche in cella di due detenute, fa il punto della situazione sulla Riforma della giustizia che andrà discussa al Senato alla ripresa della pausa estiva: davanti alle presunte divisioni interne al Governo con addirittura minaccia di “dimissioni” per un possibile rimpasto di Governo, dopo il no secco della Premier Meloni nell’intervista odierna, arriva la smentita ufficiale del Guardasigilli. «Capisco che la politica sia insidiosa e talvolta crudele, ma ritengo puerile che si inventino contrasti inesistenti, nella vana speranza di farci innervosire o magari litigare», rileva Nordio intervistato dal “Corriere della Sera”.
Per l’ennesima volta Nordio conferma la piena sintonia con la leader FdI sul tema giustizia, rivelando di sentirsi regolarmente con il Presidente del Consiglio: piuttosto, le continue voci e retroscena su spaccatura nella maggioranza sono «il riflesso pavloviano di chi teme le riforme che stiamo elaborando». Come monito-avviso ai naviganti, il Ministro Carlo Nordio non si tira indietro e sottolinea «Non si illudano. Le riforme le faremo, come da cronoprogramma». Dalle intercettazioni alla prescrizione fino alle carriere dei pm, il piano Nordio di riforma della giustizia è tutto avviato: «Che siano effettuate a strascico; che abbiano costi insopportabili e del tutto fuori controllo; che vengano selezionate, pilotate e diffuse illecitamente, compromettendo l’onore dei cittadini, anche non indagati», spiega il Ministro della Giustizia parlando del nodo intercettazioni.
NORDIO: “ISPEZIONI, NON SONO UN CASTIGAMATTI DEI PM”. SULLA PRESCRIZIONE…
Nordio conferma poi l’intervento a breve anche sul tema della prescrizione provando a ritoccare quanto ancora non lo convince nell’impianto di riforma della giustizia di chi l’ha preceduto al Ministero, ovvero Marta Cartabia: «la prescrizione la riporteremo nell’ambito del diritto sostanziale, come causa di estinzione del reato e non di improcedibilità: soluzione, quella della riforma della ministra Cartabia, che ha creato enormi difficoltà applicative». Il Ministro Nordio non vuole farsi definire come un «castigamatti dei pm», risponde al “CorSera” in merito all’invio di ispettori contro i pm di Firenze dopo il caso Open-Renzi, «Per la verità le mie ispezioni straordinarie si contano sulle dita di una mano. O poco più».
Piuttosto, ammette il Guardasigilli, è vero che ha annunciato ispezioni «nei casi di fughe di notizie e di diffusioni di intercettazioni riservate, che per fortuna in questi mesi sono diminuite. Forse anche per effetto di questa deterrenza, che evidentemente funziona. Pensare però che un ministro che per 40 anni è stato un pm diventi un “castigamatti” dei suoi colleghi è quantomeno bizzarro». I rapporti con la magistratura, che se ne dica in questi primi 10 mesi di Governo, non sono pessimi: «Con pochi ex colleghi, pessimi. Con molti ottimi. Con tutti utili. Con l’Anm», aggiunge Nordio, «i rapporti sono molto buoni dal punto di vista personale. Le idee sull’efficienza della giustizia, soprattutto quella civile, sono in gran parte coincidenti. Quelle su alcune riforme penali sono spesso diverse. Ma spero che troveremo un accordo». Infine un commento sull’emergenza carceri dopo la visita a Torino e il piano svuota-celle già incardinato in Via Arenula: «per quanto ho potuto capire era stato fatto tutto il dovuto. Ma la prevenzione di un suicidio è praticamente impossibile: persino due prigionieri del processo di Norimberga si tolsero la vita, uno impiccandosi e l’altro avvelenandosi, benché sotto il controllo della polizia militare. Va detto, però, che la nostra situazione carceraria è la sedimentazione di decenni di disinteresse, per non dire di errori, trascuratezze ed economie esasperate».
Le cose da fare sono tante, i cambiamenti nella giustizia italiana innumerevoli, ma il plurimo pacchetto di riforma della giustizia avviato dal Ministro Nordio intende modificare a fondo un sistema che accusa tutti i suoi limiti e le sue fragilità ormai da anni: «non si possono cambiare in pochi mesi situazioni così complesse. Ciononostante abbiamo ampliato gli organici, assunto nuovo personale e soprattutto progettato un sistema di edilizia carceraria che costituisca un rimedio al sovraffollamento. Se potremo continuare a lavorare così, e lo auspico, in tempi ragionevoli vedremo i primi risultati», chiosa l’ex procuratore di Venezia, «Se avessi la bacchetta magica e i soldi a sufficienza costruirei subito almeno una cinquantina di carceri modello. Ma la costruzione è impresa ardua: nessuno le vuole vicino casa e se scavando trovi un coccio etrusco si blocca tutto. È più facile assumere duemila agenti penitenziari e usufruire di spazi esistenti piuttosto che aspettare dieci anni per vederne nascere uno nuovo. Il monitoraggio delle caserme è già iniziato».