ROBERTO MANCINI SI SFOGA: “ECCO PERCHÈ HO LASCIATO LA NAZIONALE”
Quattro interviste in un sol giorno: Roberto Mancini si racconta oggi a “La Repubblica”, “Corriere dello Sport”, “Messaggero” e “Libero Quotidiano” (i primi a dare la notizia-scoop delle dimissioni del Ct dalla Nazionale domenica scorsa). Il Mancio dà la sua versione dei fatti che va decisamente oltre quei “motivi personali” sottolineati nel post social di addio, una sorta di risposta dopo due giorni in cui è stato detto e scritto di tutto sul suo conto e sui potenziali dissidi tra la Nazionale e la Figc di Gabriele Gravina. Ecco da queste 4 interviste emerge che quei “potenziali” erano veri e propri scontri che hanno fatto detonare la situazione negli ultimi mesi dopo la mancata qualificazione ai Mondiali e la sconfitta in finale di Nations League.
«Ho cercato di spiegare le mie ragioni a Gravina – attacca Mancini su “Repubblica”- gli ho detto che avevo bisogno di tranquillità, non me l’ha garantita e quindi mi sono dimesso. Non ho fatto niente per essere massacrato». Gli spostamenti di Lombardo ed Evani, dopo la tragica scomparsa di Vialli, hanno fatto scattare la rabbia del Ct che non si è sentito più tutelato dalla Federazione: gli ingressi nello staff di Buffon, Barzagli, forse Chiellini (e i più maligni dicono anche l’ipotesi Bonucci, anche se smentita dal diretto interessato) hanno sancito la rottura, come racconta in maniera molto poco “diplomatica” oggi Mancini a “Libero”. «Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff del suo allenatore? E’ da un anno che voleva farlo. Gli ho fatto capire che non poteva, ma ha giocato sul fatto che un paio erano in scadenza. E’ da tempo che pensava cose opposte alle mie, doveva mandare via me a quel punto». Conferma la grande stima per Gigi e sottolinea sia del tutto inventata la storia su Bonucci: Mancini conferma di non avere questioni personali con i giocatori o lo staff, l’obiettivo delle sue motivazioni sono invece unicamente nel rapporto-scontro con la Figc.
LE BORDATE A GRAVINA E GLI ULTIMI MESI: MANCINI “L’ARABIA NON C’ENTRA”
Roberto Mancini ammette di aver pensato alle dimissioni dopo la debacle di Italia-Macedonia, ma in quel caso fu Gravina a chiedergli di rimanere Ct: «Mi sono assunto tutta la responsabilità della decisione. Non mi sono nascosto. Avevo parlato con il presidente Gravina e cercato di spiegargli le mie ragioni. Non mi sono mai permesso di accusare nessuno e mi ritrovo accusato. Tempistiche? Ho lasciato la Nazionale a 25 giorni dalla prossima partita, non tre. E penso di essere sempre stato corretto in questi anni», racconta ancora l’ormai ex Ct della Nazionale a “Rep”.
Sul rapporto con Gravina le bordate non finiscono certo qui: «Se Gravina avesse voluto, mi avrebbe trattenuto. Non l’ha fatto. Mi sarebbe bastato un segnale, non me l’ha dato. Non ha voluto che restassi, erano mesi che c’era questa situazione. Però Gravina verrà ricordato come il presidente che ha vinto l’Europeo, non per gli errori che ha fatto». A Mancini ha dato fastidio che la clausola presente dell’esonero dalla Figc in caso di mancata qualificazione ad Euro 2024 non sia stata tolta dopo la sua richiesta formale: «Non è stata eliminata la clausola di esonero in caso di mancata qualificazione a Euro 2024, il 7 agosto ho fatto mandare un messaggio a Gravina da chi mi rappresenta legalmente, cioè mia moglie, per farla rimuovere. In caso contrario avevo avvertito che mi sarei dimesso». Ma quindi l’Arabia e la proposta di allenare la Nazionale saudita non ha influito neanche per un po’? Le risposta di Mancini a questa domanda sono più complesse e non definiscono ancora il quadro futuro: a “Libero” rileva infatti, «Arabia? Non nego che ci sia l’interesse da parte loro. Le due situazioni sono indipendenti e comunque ora non voglio pensare a niente».