LE RICHIESTE DEI MUSULMANI IN ITALIA E IL “RISCHIO” DELLA SHARIA
Secondo la comunità di musulmani in Italia, le leggi e le tradizioni in tutta Europa dovranno giocoforza “adeguarsi” nei prossimi anni per integrare al meglio il popolo islamico ormai cittadini di seconda o terza generazione: con il rischio però, allo stesso tempo, di una lenta ma costante accettazione delle regole della sharia anche nel nostro Paese. L’allarme arriva da Alberto Giannoni su “Il Giornale” dopo aver dato una lettura approfondita all’editoriale di Hamza Piccardo – fondatore e poi leader dell’Ucoii (l’Unione delle comunità islamiche italiane) – sul portale islamico “La Luce”.
Dalle corti islamiche al registro per le nozze fino ad un ordinamento più vicino alle esigenze della tradizione musulmana: di questo parla il fondo di Piccardo e su questi punti si concretizzano i timori di chi ritiene che dalla Francia al Regno Unito e ora pure in Italia si possa arrivare al rischio di una comunità “parallela” a quella civile nazionale. Scendiamo nel dettaglio con le parole del fondatore Ucoii: «i musulmani immigrati hanno dovuto immediatamente confrontarsi con una legislazione che non teneva conto in alcun modo di quanto consolidato in loro a livello di rapporti interpersonali soprattutto nel campo matrimoniale e dell’educazione dei figli». Sempre sul portale islamico online si legge l’invettiva di Piccardo nel paragonare le varie situazione dei musulmani in giro per il mondo: «Se in altri posti al mondo i musulmani subiscono le guerre, le persecuzioni dei loro dittatori, la miseria; nei paesi di immigrazione sembra che la prova maggiore a cui sono sottoposti riguardi le relazioni matrimoniali e poi quelle genitori-figli a fronte delle quali mancano tutti quegli ammortizzatori familiari e sociali che possono risolvere le crisi o almeno ridurle d’intensità e preservare i loro attori».
“CORTI ISLAMICHE COME IN UK”: COSA CHIEDONO LE COMUNITÀ MUSULMANE
Secondo il fondatore dell’Ucoii vi è come «una situazione neo-catacombale in cui versa la nostra comunità», ragion per cui sono diverse le richieste anche piuttosto dettagliate lanciate dai musulmani per incardinare una futura “sharia” anche in Italia. La fede non deve rinunciare ad avere una dimensione politica e si trova di fronte «un diritto civile italiano considerato inadeguato» rispetto alle tradizioni e consuetudini islamiche.
«La specificità della legge islamica – dice ancora Piccardo – è tale che difficilmente potrà essere recepita da una società che ormai accetta quasi tutto ma non, ad esempio, la poliginia» (la relazione formata tra un individuo di sesso maschile e due o più individui di sesso femminile, ndr). Nell’articolo su “La Luce” Piccardo riflette sulla necessità di avere un registro delle nozze tra cittadini di fede musulmana: «prevedere un registro nazionale dei matrimoni islamici, l’iscrizione al quale costituirebbe l’accettazione preventiva di una giurisdizione islamica in caso di controversia divorziale». Sempre sul portale online islamico viene proposta la medesima richiesta già lanciata dal Consiglio della Sharia in Regno Unito con già 85 istituti creati chiamati “Sharia Courts”: si tratta di corti islamiche, formate da varie scuole musulmane, che tentano le riconcilazioni e possono sciogliere solo i matrimoni religiosi. Sebbene la comunità musulmana garantisce che non si tratti affatto di un «sistema parallelo» alla società civile del Paese in cui si risiede, il forte rischio che nel prossimo futuro delle corti islamiche possano gestire matrimoni, registri e ordinamenti anche in Italia, è tutt’altro che impossibile a realizzarsi.