La presenza della Wagner in Africa è sempre stata strategica per la Russia, che ha affidato alla compagnia militare privata la difesa dei suoi interessi economici e militari. Ora che Prigozhin, il suo capo, è morto nascono interrogativi su come cambierà la presenza russa nel continente. Altri contractor, stavolta legati al ministro della Difesa Shoigu, sarebbero pronti a subentrare alla Wagner.
Mosca, però, come spiega Michela Mercuri, docente di cultura, storia e società dei Paesi musulmani nell’Università di Padova, usa anche l’arma del grano, promesso a molte nazioni del continente. Ecco come funziona la geopolitica del grano.
Libia, Mali, Burkina Faso e non solo: qual è la presenza e il ruolo oggi della Wagner in Africa e cosa può cambiare dopo la morte di Prigozhin?
In questi Paesi la Wagner ha diversi contratti con le giunte golpiste o con attori che controllano porzioni di territorio, come ad esempio Haftar in Libia. A questi attori fornisce servizi di sicurezza. L’obiettivo è di estrarre materie prime, importanti per l’economia e per la geopolitica del Cremlino. Ora potrebbe esserci una suddivisione nella leadership della Wagner, affidandosi a soggetti fedeli al Cremlino, tant’è che da qualche settimana circolavano in questi Paesi voci sull’arrivo di gruppi a libro paga di altre compagnie private, legate soprattutto al ministro della Difesa Shoigu. Altra ipotesi, che reputo improbabile, è che il Cremlino assorba tutti i mercenari nell’esercito regolare, ma non credo che questo possa essere accettato dai componenti della Wagner.
Dopo il mancato accordo per la commercializzazione del grano ucraino, la Russia recentemente ha promesso il suo grano gratis a molti Paesi africani. Come si sviluppa e a cosa mira la politica del grano di Putin?
Anche quando l’accordo sul grano ucraino era in funzione, l’Africa riceveva solo il 2-3% del grano ucraino, Paesi come il Sud Sudan e la Somalia ne ricevevano sì e no l’1%, con inevitabili conseguenze sulle migrazioni. Quell’intesa, insomma, non è stata in grado di fornire a molti Paesi un approvvigionamento di grano sufficiente: la maggior parte si fermava in Europa o in Turchia. La Russia, promettendo dalle 25mila alle 50mila tonnellate di grano, va a sopperire queste carenze, si garantisce un maggiore controllo e la gestione di territori cruciali per la sua espansione geopolitica e per la sua economia. Ha sfruttato il malcontento di questi Paesi. Mosca, in questo momento, è molto forte in Sudan, in Mali, in Costa d’Avorio, in Burkina Faso, in Libia. Ma ambisce ad ampliare la sua sfera di influenza. Anche la geopolitica del grano è un’arma per raggiungere l’obiettivo.
L’Africa è un continente in cui il mondo occidentale, e quello europeo in particolare, sta perdendo sempre più influenza. Quali errori sono stati commessi e come ne ha approfittato la Russia?
Tralasciando il periodo della guerra fredda in cui l’Unione Sovietica era vicina a certe leadership del Nordafrica, i rapporti economici della Russia, soprattutto con il Nordafrica, sono ripresi nel 2000. Basti pensare che l’interscambio con il continente è aumentato del 470%. Mosca fornisce armi, mercenari, consiglieri militari. Tutto questo è accompagnato da una propaganda mediatica molto efficace, che mette in evidenza il contributo russo allo sviluppo e alla sicurezza di questi Paesi. Il suo passato coloniale è senza macchia e si rifiuta di dare lezioni di democrazia e di condizionare tutti gli aiuti alla democratizzazione di questi Paesi.
Una tecnica che ha portato frutti?
Nel Sahel l’intervento francese contro gli jihadisti, la famosa operazione Barkhane, iniziata nel 2014, è stata oggetto di numerose critiche, non solo da parte dei Paesi africani, ma anche da parte russa, per la sua inefficacia. Tanto che il nuovo governo maliano ha chiesto il ritiro dei francesi dal territorio e ha fatto appello alla Russia. Un altro esempio che la campagna russa antioccidentale ha funzionato è quello dei 16 sStati africani che si sono astenuti dal votare la risoluzione Onu del 2 marzo 2022 sul ritiro delle truppe russe dall’Ucraina. Questo ci dà l’idea di come la Russia ha approfittato dell’approccio imperialista occidentale, soprattutto francese.
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