La pillola Zurzuvae contro la depressione post partum è stata presentata come una piccola rivoluzione, perché in grado di curare un disturbo che solo negli Stati Uniti colpisce una donna su otto. Eppure non mancano le ombre. In primis, non sembra funzionare contro la depressione maggiore, inoltre dovrebbe finire sul mercato ad un prezzo astronomico, quindi solo poche donne potranno permettersi questo farmaco. A produrlo due grandi compagnie biotech, la Sage Therapeutics e la Biogen, che hanno entrambe sede a Cambridge, in Massachusetts. Il medicinale, che contiene il principio attivo zuranolone, va somministrato una volta al giorno per 14 giorni e ha effetto immediato. Alcune delle pazienti che l’hanno assunto nei trial clinici hanno iniziato a sentirsi meglio dopo solo due delle 14 pillole previste, riferiscono i ricercatori.
Ma dopo l’annuncio dell’approvazione da parte della Food and Drug Administration (Fda), né Sage né Biogen hanno rilasciato dichiarazioni. Inoltre, non hanno svelato neppure il costo del farmaco, perché non erano soddisfatte. Le due compagnie, stando a quanto riportato da Domani, avevano richiesto che il farmaco venisse approvato anche per la cura del disturbo depressivo maggiore, malattia molto più diffusa e per la quale ci sono molti farmaci in commercio, ma più lenti del loro. Ma l’Fda ha negato l’autorizzazione per la cura della depressione maggiore, con un giudizio duro e netto: «Le due compagnie non hanno fornito prove sostanziali della sua efficacia per supportare l’approvazione del zuranolone per il trattamento del disturbo depressivo maggiore, e sono necessari uno o più studi addizionali».
PILLOLA CONTRO DEPRESSIONE POST PARTUM: I RISULTATI DEI TRIAL
Una grande battuta d’arresto per le due società. Se la pillola fosse stata approvata per entrambi gli usi, si potevano prevedere incassi stellari, ben oltre il miliardo di dollari. Invece, la depressione post partum colpisce circa 500mila donne all’anno negli Stati Uniti, quindi il mercato è di nicchia. Di fatto, le due compagnie perdono una montagna di soldi così. Ora il rischio è decidano di procedere con licenziamenti. Forse le stesse aziende dubitavano dell’efficacia del farmaco, visto che nei trial clinici contro la depressione avevano usato una dose giornaliera di 30 mg a paziente, mentre contro la depressione post partum la dose era di 50 mg, funzionando.
Il problema è che alla dose di 30 mg non ha effetto sulla depressione maggiore e con la dose più alta di 50 mg cura la depressione post partum, ma causa effetti collaterali molto intensi, come capogiri, sonnolenza e sedazione. Infine, la terapia cambierà poco, «solo per chi potrà permetterselo», il commento della dottoressa Nancy Byatt, psichiatra dell’università del Massachussetts.