Mao Tse Tung sosteneva che senza contraddizioni non c’è vita, ma, a volte, le stesse contraddizioni mostrano, invece, l’incapacità di gestire situazioni complesse, la voglia di gettare il cuore al di là dell’ostacolo senza il buon senso o la calma necessari. È il caso della transizione energetica voluta, sbandierata e magnificata dalla Ue.
Due notizie, infatti, confermano il livello di confusione che alberga a Bruxelles. La prima di qualche giorno fa evidenzia la corsa delle case automobilistiche verso l’auto elettrica: Stellantis ha investito oltre 100 milioni di dollari nello sviluppo di un progetto per la produzione di litio geotermico in California e un incremento della fornitura di idrossido di litio per batterie dalle 25mila tonnellate iniziali fino a 65mila tonnellate all’anno.
La seconda arriva sempre dalla Francia, che ha proposto alla Commissione europea di inserire di tre sali di litio (il carbonato di litio, il cloruro di litio e, appunto, l’idrossido di litio) tra le sostanze tossiche di Categoria 1, quelle pericolose, una posizione condivisa anche dal Comitato per la valutazione dei rischi dell’Echa, l’Agenzia europea delle sostanze chimiche.
Insomma, incrementiamo la produzione di sostanze tossiche per salvaguardare ambiente e salute. E facciamo anche di peggio, visto che il cobalto, presente nelle batterie delle auto elettriche, è ancora più pericoloso, anzi cancerogeno. Ora la Commissione europea ha davanti due strade: o mette nel cassetto la proposta francese per non frenare lo sviluppo dell’auto elettrica o l’approva. Nel primo caso non vorremo essere le persone che costruiscono o smaltiscono le batterie. Nel secondo le aziende produttrici in Europa dovranno sobbarcarsi ulteriori costi trasferendoli sui prezzi già alti delle auto e perdere ulteriore competitività nei confronti dei concorrenti cinesi che non hanno questi problemi.
Anzi c’è una terza possibilità, ovvero concedere uno status speciale ad alcuni Stati membri, permettendogli di “dimenticarsi” della tossicità dei tre sali di litio per alcune industrie specifiche come quelle delle batterie. Una toppa peggio del buco? No, lo ha già fatto per il cobalto, che rientra già in questa categoria (insieme ad altri 850 prodotti) e viene consumato quotidianamente nelle batterie in Europa.
Da questa vicenda nasce quindi una considerazione: non conosciamo ancora che impatto ambientale avrà la transizione energetica. Persino il mantra delle Emissioni Zero delle auto elettriche viene messo in dubbio da alcune ricerche che hanno individuato oltre cento gas tossici emessi dalle batterie agli ioni di litio, tra cui il monossido di carbonio. Senza contare l’attività estrattiva che non è, e non sarà mai, senza impatti ambientali, l’enorme consumo di energia che con ogni probabilità ci porterà a utilizzare il nucleare o a incrementare l’uso di combustibili fossili, e tutto il capitolo del riciclaggio delle batterie esauste. Questo al di là di ogni considerazione economica, geopolitica o industriale. Siamo in mezzo al guado e non sappiamo davvero cosa troveremo sulla riva del fiume.
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