L’epidemiologo Giovanni Rezza, ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, sulle pagine de Il Messaggero ha commentato la diminuzione del numero dei morti: “La diminuzione della mortalità potrebbe in parte derivare dell’anticipo del decesso, soprattutto in persone fragili, causato dal Covid negli anni precedenti”. Secondo l’esperto, “Sicuramente questi dati derivano, almeno in parte, dal fatto che negli anni precedenti, soprattutto nel 2020, c’è stato un eccesso di mortalità per Covid“.
Come spiegato dall’epidemiologo, “In sostanza, quando si verifica un evento epidemico, si ha un’accelerazione e una amplificazione della mortalità, un fenomeno che in questo caso ha colpito soprattutto le persone più fragili, in particolare gli anziani. L’aumento di mortalità ha come effetto una diminuzione della popolazione a rischio di morire a breve termine, per cui si osserva poi – quasi automaticamente – un effetto per cui la mortalità nel periodo successivo tenderà a scendere; ciò si verifica proprio perché c’è stata l’anticipazione del decesso delle persone a rischio durante la pandemia. Ma questo probabilmente spiega solo in parte il fenomeno”.
Rezza: “Emerse nuove patologie respiratorie”
La prevenzione ha avuto un ruolo importante durante la pandemia. Giovanni Rezza ha spiegato: “È chiaro che in questi anni c’è stato un effetto indiretto delle misure di prevenzione che sono state prese per il Covid. Non dimentichiamo che abbiamo a lungo osservato una diminuzione delle patologie respiratorie acute, e abbiamo visto per esempio anche la bassissima incidenza di influenza che c’è stata per un paio di anni. È pur vero, però, che nell’ultima stagione invernale sono emerse di nuovo le patologie respiratorie acute, e non solo”. Questo perché, secondo l’ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, quando si osservano “tante precauzioni, aumenta la popolazione suscettibile, e dopo automaticamente si verifica un aumento anche di patologie infettive che non avevano colpito negli anni precedenti”.
Rezza, a Il Messaggero, ha sottolineato: “La vaccinazione è stata fondamentale per salvare vite umane specialmente in epoca pre-omicron, quando la popolazione era in gran parte suscettibile e il virus maggiormente virulento. In epoca Omicron ha mantenuto la sua importanza, soprattutto per diminuire il rischio di malattia grave o anche letale nelle persone più fragili. L’immunità di popolazione, determinata da vaccinazione ed esposizione per via naturale al virus ha fatto poi diminuire l’impatto clinico dell’epidemia”.