Niente trattative per la Crimea. Le parole di Zelensky che sembravano aprire uno spiraglio per un tavolo di pace con concessioni ai russi in quel territorio non sono state comprese nella maniera giusta. Il presidente ucraino parlava di negoziato, ma solo nel caso in cui le forze di Kiev fossero arrivate ai confini della Crimea. Uno scenario che in questo momento, stando a quanto si conosce della situazione sul campo di battaglia, non è certo probabile.
La guerra, intanto, si trascina senza che la controffensiva ucraina abbia qualche risultato, anche se sono state intensificate le incursioni coni droni in territorio russo. La possibilità di una trattativa o comunque di un confronto diplomatico è di là da venire. Qualche proposta è stata fatta dalla Cina, dalla Turchia, da alcuni Stati africani. L’unica che non si è mossa, osserva Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, è l’Europa, che però, dopo gli ucraini, è quella che sta pagando il prezzo più caro per la guerra.
Come si spiegano le dichiarazioni di Zelensky sulla Crimea? Siamo arrivati davvero a una svolta nel conflitto?
Le dichiarazioni di Zelensky sono state lette in una maniera non corretta. Non ha detto che è pronto a negoziare sulla Crimea, pare abbia detto che quando gli ucraini avranno raggiunto i confini della Crimea sarà auspicabile un accordo negoziale in base al quale i russi si ritirino dalla regione senza dover combattere. Il contesto che valuta Zelensky è quello in cui gli ucraini sfondano le linee russe e conquistano Kherson e Zaporizhzhia, oggi in mano ai russi, pensando che in quel caso, invece di combattere casa per casa, Mosca accetti di smilitarizzare la Crimea.
Non c’è nessuna svolta, quindi, nelle posizioni ucraine?
Quello evocato da Zelensky è un contesto non realistico: gli ucraini non stanno sfondando le linee russe, non stanno riconquistando i territori a Nord della Crimea. Il presidente ucraino ha fatto un esercizio ipotetico su un futuro che auspica ma che non è dietro l’angolo. Kiev parla di linee russe sfondate, ma si continua a combattere intorno a Rabotino come il 4 giugno. Si combatte intorno alla prima linea difensiva russa, a quanto sembra con perdite spaventose degli ucraini, ma dietro ce ne sono altre due.
Perché dunque queste dichiarazioni?
Zelensky non è un abile propagandista, dice cose che vengono assimilate come vere da una gran parte dei media occidentali, ma lo scenario che ha ipotizzato al momento non c’è. Dietro le sue affermazioni c’è un’aspirazione, non uno scenario concreto. Anzi, a Nord sono i russi che continuano ad avanzare nella zona di Kupiansk.
La controffensiva non procede secondo le attese: gli ucraini stanno prendendo in considerazione, insieme alla Nato, la possibilità di cambiare strategia?
Si è discusso tanto su questo. La Nato avrebbe detto di smettere di attaccare in più punti cercando di concentrarsi sul fronte Sud per arrivare al Mare d’Azov e minacciare la Crimea. Si dice però che gli ucraini abbiano esaurito le risorse dopo quasi tre mesi, con perdite molto alte. In questo momento il dato di fatto è che gli ucraini continuano ad attaccare a Sud ma non hanno sfondato le linee russe. Ci sono combattimenti intensi ma non mi pare che ci siano svolte militari. Questo nonostante le dichiarazioni della viceministra Maljar che parla di russi bloccati a Bakhmut, di russi in rotta. Mi pare ci sia molta propaganda con la quale si cerca di tenere alta in Occidente la consapevolezza delle possibili vittorie ucraine che però, per il momento, non ci sono.
Intanto gli ucraini hanno aumentato il numero di incursioni con i droni nel territorio russo: a cosa puntano con queste azioni?
Gli attacchi con i droni hanno due obiettivi. Il primo è di far percepire ai russi che sono vulnerabili, il secondo è di portare Mosca a un’escalation che induca un coinvolgimento della Nato. L’unica speranza che ha l’Ucraina di vincere è che in questa guerra scenda in campo l’Alleanza atlantica. Gli ucraini ne sono consapevoli. Anche se Zelensky dice di non voler attaccare il territorio russo perché altrimenti i suoi alleati potrebbero sfilarsi, poi mi sembra che faccia esattamente il contrario. È vero comunque che gli attacchi in Russia non li fanno con armamenti ricevuti dall’Occidente, anche se è ragionevole pensare che il supporto di informazioni per questi attacchi venga dagli alleati della Nato. I droni che usa Kiev sono costruiti in Ucraina, con il supporto di tanti Paesi alleati.
Un eventuale coinvolgimento della Nato è così improbabile?
Le voci di un coinvolgimento dei Paesi baltici nell’attacco alla base aerea di Pskov sembrano confermare il tentativo di coinvolgere Paesi della Nato. Credo che ci sia una pressione di queste nazioni e della Polonia, che aumentano il loro coinvolgimento indiretto puntando al fatto che la Nato possa intervenire. Ma in questo momento è difficile che questo possa accadere.
Come considerano invece la guerra negli Usa, al di là degli aiuti militari e delle dichiarazioni di sostegno a Kiev?
Escluso Biden, non c’è un candidato alle presidenziali americane che si sia espresso per la continuazione del coinvolgimento americano in questa guerra. Il sostegno al conflitto non porterà un voto in più. La guerra ormai lì non ha più molto appeal. Addirittura i repubblicani hanno chiesto a Biden di precisare quali sono gli obiettivi del conflitto. Se l’America dovesse progressivamente sganciarsi, per l’Ucraina significherebbe la fine del supporto.
Ma c’è qualche spiraglio che possa portare a una soluzione diplomatica?
Un’alternativa alle armi può esserci solo nel momento in cui vengono meno gli aiuti occidentali. Se verranno meno gli aiuti dei Paesi aderenti alla Nato, gli ucraini saranno costretti a negoziare. A meno che non ci sia una svolta militare: gli ucraini sfondano o i russi contrattaccano e si prendono altri territori. Allora la questione cambia, ma sono scenari che non vedo dietro l’angolo.
Come mai la Cina è sparita dalla circolazione?
La Cina aveva fatto la sua proposta come i turchi e i sette leader africani, ma non mi pare che qualcuno voglia negoziare. Gli ucraini innanzitutto: dovrebbero accettare cessioni di territorio alla Russia e oggi Zelensky, dopo aver messo fuorilegge tutti i partiti di opposizione, si appoggia sui nazionalisti e quelli non accetterebbero mai un negoziato. I russi non hanno interesse a negoziare, il tempo è dalla loro parte: Mosca militarmente ha interesse a lasciare esaurire entro settembre la spinta offensiva ucraina, per sostenere la quale l’Ucraina si sta dissanguando, poi comincerà una stagione autunnale in cui l’Ucraina si coprirà di fango e da novembre, quando arriverà il gelo, i russi potrebbero avere la possibilità di approfittare della debolezza ucraina.
L’Europa, invece, latita?
La Cina è preoccupata da un’Europa che andrà al collasso economico, siamo loro grandi clienti. La cosa paradossale è come l’Europa, che paga il prezzo più alto in termini economici, energetici e di sicurezza in generale, non abbia fatto uno straccio di proposta per cessare le ostilità. Siamo l’angolo del mondo che dopo gli ucraini ci rimette di più e non siamo riusciti a mettere in campo una proposta, un inviato. Persino il Papa si è mosso.
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