Il PD da quando è diventata segretaria generale Elly Schlein ad ogni occasione utile chiede l’istituzione di un salario minimo in Italia, ma secondo quanto racconta il quotidiano Il Foglio versa anche in un particolare condizione per quanto riguarda i suoi stessi dipendenti. Infatti, circa 90 lavoratori assunti dal partito sono attualmente in cassa integrazione, con scadenza fissata a settembre e ancora completamente ignari del loro destino.
Michele Fina, tesoriere del PD, commentando la questione dei dipendenti in cassa integrazione spiega che a breve si terrà un incontro con i sindacati di categoria, sottolineando che “fino ad allora non posso dire altro”. La radice dei problemi del Nazzareno, spiega il Foglio, affonda al 2014, quando Enrico Letta nel ruolo di Presidente del Consiglio, abolì i finanziamenti pubblici ai partiti, lasciando il destino del PD ancorato solamente al 2xmille e ai tesseramenti. Questi ultimi, però, vengono in larga parte impiegati per le sezioni locali del partito, mentre le casse furono quasi completamente svuotate dalla campagna per il Sì a referendum di Renzi e per quella delle elezioni del 2018.
Il collaboratore: “I dipendenti PD in cassa, ma le comunicazioni affidate a ditte esterne”
Insomma, dal 2018 in poi per il PD è stato complicato gestire le sempre più vuote casse del tesoro, finendo per mettere in cassa integrazione parecchi collaboratori. Si tratta di diverse figure operative e politiche, tra cui un folto gruppo di giornalisti, che non possono contare su uno stipendio sicuri e vengono impiegati il meno possibile. Una situazione ancora più assurda se si considera che, nel frattempo, il partito ha affidato la comunicazione ad una società di consulenza.
“La nuova società di comunicazione è pagata dai gruppi parlamentari del PD”, spiega al Foglio un collaboratore del partito, “gli unici ad avere un po’ di soldi da spendere. È sempre stato così”, sostiene spiegando che nel 2017 furono gli stessi gruppi a pagare i 130mila euro per il treno con cui Renzi fece campagna elettorale. “Mentre il partito ha le sue difficoltà”, continua la fonte, “i gruppi hanno dei fondi che gli vengono assegnati per assumere persone nel proprio staff“. La ragione per cui sono i gruppi del PD a pagare questo tipo di spese è semplice, “altrimenti i dipendenti in cassa integrazione giustamente protestano e dicono ‘quei soldi dateli a noi’”, ma nel mentre vengono spesi per la società di comunicazione, potendo tuttavia contare su un folto gruppo di giornalisti ed esperti del settore.