PAPA FRANCESCO È ARRIVATO IN MONGOLIA: IL VIAGGIO E L’APERTURA ALLA CINA
«La Mongolia sembra non finire e gli abitanti sono pochi, un popolo piccolo di grande cultura. Credo che ci farà bene capire questo silenzio, così lungo, così grande»: così Papa Francesco si è soffermato con i giornalisti in aereo arrivando in Mongolia per il Viaggio Apostolico numero 43, un Paese chiave al confine con Russia e soprattutto Cina. «Ci aiuterà capire cosa significa, ma non intellettualmente: capirlo con i sensi. La Mongolia si capisce con i sensi. Mi permetto di dire che farà bene forse ascoltare un po’ la musica di Borodin, che è stata capace di esprimere cosa significa questa lunghezza e grandezza della Mongolia», ha detto ancora il Pontefice prima di venire accolto all’aeroporto Internazionale “Chinggis Khaan” a Ulaabaatar.
La visita che durerà fino al prossimo 4 settembre – con la Santa Messa di domenica come evento clou del Viaggio – vedrà Papa Francesco impegnato nel sottile e intricato dialogo diplomatico con una realtà di residua presenza cristiana ma di grande utilità nello scacchiere internazionale asiatico. Come ha spiegato il cardinale Parolin, Segretario di Stato in Vaticano, la visita in Mongolia è centrale per comprendere il motto “Sperare insieme” voluto da Papa Francesco, «una speranza che non è una vuota attesa, ma che si fonda, almeno per noi cristiani, sulle fede, cioè sulla presenza di Dio nella nostra storia, e che nello stesso tempo si trasforma in impegno personale e collettivo». Come dimostrato dal primo scambio di telegrammi avvenuto nelle scorse ore tra Papa Francesco e Xi Jinping – qui sotto tutti i dettagli, ndr – vi è grande interesse per il Vaticano in Cina, non solo per l’Accordo che ogni due anni viene rinnovato per garantire un minimo di garanzie e diritti ai cristiani sotto il regime comunistia tra i più illiberali al mondo. «Nel cuore del Santo Padre questo grande desiderio, un desiderio del tutto comprensibile che egli ha manifestato già più volte pubblicamente, di recarsi in quel nobile Paese, sia per visitare la comunità cattolica ed incoraggiarla nel cammino della fede e dell’unità, sia per incontrare le Autorità politiche, con le quali la Santa Sede ha stabilito da tempo un dialogo, nella fiducia che, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che ci sono nel cammino, proprio per questa via del dialogo e dell’incontro, più che per quella dello scontro ideologico, si possano raggiungere frutti di bene per tutti», sottolinea ancora il card. Parolin a “Vatican News” prima dell’inizio del viaggio in Mongolia.
LO SCAMBIO DI TELEGRAMMI TRA PAPA FRANCESCO E XI JINPING: “FIDUCIA RECIPROCA”
«Invio auguri di buoni auspici a Sua Eccellenza e al popolo cinese mentre attraverso lo spazio aereo del suo Paese in rotta verso la Mongolia. Assicurandovi la mia preghiera per il benessere della Nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell’unità e della pace»: questo il testo del telegramma inviato da Papa Francesco al Presidente della Cina Xi Jinping, un “inedito” visto che i rapporti tra le due diplomazie sono da anni in dialogo ma non sempre con risultati ottimali ottenuti.
Il viaggio in Mongolia però rappresenta per Papa Francesco – oltre che una visita ad un popolo dove con fatica si prova a vivere il confronto continuo tra più contesti religiosi e sociali – un’occasione per rendere più stabili i rapporti tra Chiesa Cattolica e Cina in vista di un potenziale prossimo viaggio proprio nel Paese comunista, anticipato dalla prossima tappa della “missione di pace” voluta da Bergoglio e affidata al cardinale Zuppi, che sarà proprio a Pechino (dopo Kiev, Mosca e Washington). Dalla Cina è giunta anche la risposta ufficiale al messaggio di Papa Francesco, con Xi che dice di voler rafforzare «la fiducia reciproca» con il Vaticano dopo il telegramma del Papa di «saluto e augurio». Secondo quanto riportato dal portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, «La Cina è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca». Pechino, conclude la nota, «promuoverà il processo di miglioramento delle relazioni tra i due Paesi».