“La verità è che senza Verstappen questo sarebbe un Mondiale equilibratissimo. Al di là dei meriti Red Bull, la differenza la sta facendo Max. Io che ho visto Schumi da vicino posso ben dirlo: l’olandese è un Fenomeno…”: non ha dubbi Stefano Domenicali, manager italiano a capo della Formula Uno. Dopo le esperienze prestigiose in Ferrari e in Lamborghini, ha sostituito Bernie Ecclestone e i risultati non hanno tardato ad arrivare. “I numeri sono straordinari. E abbiamo un piano di sviluppo esteso a tutti i continenti”, sottolinea al Quotidiano.Net.
In Italia, le soddisfazioni, mancano ormai da tempo. La Ferrari, infatti, è messa male ma nonostante questo, Domenicali è speranzoso: “Io credo che domenica a Monza verrà tanta gente. Naturalmente non rinnego le mie radici, sono perfettamente consapevole di quanto manchi alla pubblica opinione una Rossa vincente”. Sono sedici gli anni senza conquistare un titolo tra i piloti: “Ho fatto parte di quella storia. Conosco e comprendo la sofferenza. C’ero quando nel 2000 a Suzuka il nostro Schumi mise fine ad un digiuno iniziato nel 1979…”.
Domenicali: “Mercedes e Ferrari spingono forte”
A Monza, Leclerc e Sainz, non faranno male: parola di Stefano Domenicali. “Non sono pessimista. A Baku e a Spa, che un po’ somigliano al tracciato del Gran Premio d’Italia, la Ferrari andò sul podio”, spiega al Quotidiano.Net. Naturalmente, dietro a Verstappen: “Dicevo all’inizio che la Formula Uno sta ammirando un fuoriclasse epocale. Bisogna riconoscere i meriti di Max”. A detta del presidente e amministratore delegato del Formula One Group, “In ogni settore agonistico l’equilibrio nella competizione è importante. Però quando uno è più bravo è giusto che raccolga i frutti del suo lavoro, ci mancherebbe”.
Nonostante ciò, secondo Domenicali, “La Mercedes e la Ferrari stanno spingendo forte. La crescita di Aston Martin e McLaren è sotto gli occhi di tutti. So che si tratta di un esercizio futile, ma come ho già spiegato senza Max il campionato sarebbe apertissimo, ci sono una decina di vetture in meno di due decimi”. A chi lo accusa di pensare troppo alla modernità, lui risponde: “Vengo da Imola, ho casa a Monza, ho tifato per Gilles Villeneuve, ho amato Senna e considero una enorme fortuna umana e professionale essere stato un collaboratore di Schumi. Poi io dico che non possiamo avere paura della modernità e aggiungo che lo show è un valore, non un limite. Però il Dna delle corse non è stato toccato, infatti vince il pilota più bravo con la monoposto migliore”.