Niente. Semplicemente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non sapeva niente del pirotecnico meeting messo in piedi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani in “totale segretezza” con gli omologhi di Libia ed Israele. Di nulla era informata la Meloni, di nulla era informato il suo consigliere diplomatico e nulla sapeva il suo consigliere militare. E pensare che pochi giorni prima Tajani si era lungamente e pubblicamente lamentato perché non era stato coinvolto nell’iniziativa sugli extraprofitti delle banche. Se la pianificazione di questo tipo di incontri non richiedesse tempi non brevi ci sarebbe quasi da pensare ad una ritorsione da parte del segretario di Forza Italia nei confronti della leader della coalizione.
La notizia dell’incontro segreto, a Roma una settimana fa, tra il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen e l’omologa libica Najla al Mangoush, resa nota sul canale ufficiale del ministero di Gerusalemme con tanto di foto ha scatenato subito le proteste di piazza a Tripoli. Dove altro non aspettavano per prodursi nel gioco che gli riesce meglio, e cioè destabilizzare il governo di turno. Risultato: al Mangoush è stata sospesa dal premier Dbeibah. Pare che abbia dovuto lasciare la Libia per Istanbul, dove si sarebbe recata con un jet privato (dei servizi italiani?). Se prima le relazioni tra Libia ed Israele erano inesistenti, non è difficile immaginare come saranno adesso.
In realtà non solo a Tripoli e nei partiti dell’opposizione israeliana, anche alla Farnesina molti si sono mostrati sorpresi, e nello stesso giro dei sottosegretari, quasi tutti di Forza Italia, si sottolinea che è stata un’iniziativa del ministro, quasi a voler prendere le distanze. Per il resto l’ordine di scuderia è non parlarne, non commentare, in attesa che Palazzo Chigi smaltisca il disappunto e torni a considerare pienamente affidabile il ministro degli Esteri, che ha cercato la mediazione di Gianni Letta, impegnato a spiegare alla Meloni che Tajani è stato tradito dalla necessità di fare qualcosa di significativo in uno scenario politico ed alla luce di sondaggi che potrebbero determinare lo svuotamento del consenso del partito che è stato di Silvio Berlusconi.
Forse il leader ad interim oggi del partito berlusconiano voleva provare a riprodurre la foto celebre di Berlusconi che unisce a Pratica di Mare le mani di Bush e Putin nel 2002. Non è finita bene. E da quello che trapela da palazzo Chigi non è ancora finita.
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