C’è un’altra questione spinosa per l’Ucraina: le elezioni. Tenerle nel bel mezzo della guerra è altamente problematico. Lo sa bene il presidente Volodymyr Zelensky, a cui il senatore repubblicano Usa Lindsey Graham la settimana scorsa ha garantito il sostegno anche in caso di vittoria di Trump, chiedendo di tenere elezioni libere ed eque. Una richiesta che, secondo Welt, ha irritato Zelensky, il quale al canale 1+1 ha rivelato la risposta data agli americani: “Se gli Stati Uniti e l’Unione Europea le finanziano, ci saranno le elezioni. Perché non toglierò i soldi ai nostri militari“. Secondo Zelensky, le elezioni in Ucraina costerebbero 125 milioni di euro in tempo di pace, probabilmente di più in tempo di guerra. “Gli ho detto: io e te dovremmo mandare anche degli osservatori elettorali al fronte, in modo che tutto sia legittimo“, ha aggiunto il presidente ucraino. La richiesta di tenere elezioni nonostante la guerra non è nuova.
Il presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Tiny Kox, ha già detto in un’intervista a “European Pravda” a maggio che Kiev non dovrebbe rinviarle. Secondo la Costituzione ucraina, i cittadini dovrebbero eleggere un nuovo presidente nella primavera del prossimo anno. Le elezioni parlamentari erano previste per l’autunno di quest’anno, ma a maggio il Parlamento ha prorogato la legge marziale fino a metà novembre, rendendo di fatto impossibile lo svolgimento delle elezioni. Infatti, da un lato, la legge marziale vieta le elezioni di per sé, dall’altro, il divieto di riunirsi in assemblea impedirebbe le campagne elettorali. Pertanto, per tenere le elezioni andrebbe cambiata la legge. Ma Zelensky ha dichiarato di essere pronto a farlo “se i parlamentari lo sostengono“.
ELEZIONI IN UCRAINA: TUTTI I NODI E LA SFIDA DELLA DEMOCRAZIA
Anche la Germania è uscita allo scoperto, con il cancelliere Olaf Scholz, che a Welt ha dichiarato come il governo tedesco attribuisca “grande importanza allo svolgimento delle elezioni e alla validità delle disposizioni costituzionali“. Ma non ha risposto alla domanda se la Germania contribuirà al finanziamento delle elezioni, limitandosi a dire che “continuerà ad essere uno dei maggiori sostenitori dell’Ucraina, anche in termini finanziari“. Stando all’ultimo sondaggio condotto dal Centro Razumkov, Zelensky non ha nulla da temere dal punto di vista politico, perché l’85% degli ucraini è soddisfatto del proprio capo di Stato. Anche il consenso del suo partito è alto. I problemi sono operativi, in primis va garantito il diritto di voto ai soldati che sono al fronte o nel bel mezzo di una missione, quindi non possono recarsi alle urne. “Sono stato contrario alle elezioni solo per questo motivo“, ha spiegato Zelensky. Ma non è solo il personale militare a cui è difficile garantire il diritto di voto. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, circa 14 milioni di ucraini sono fuggiti; 8 milioni di loro si sono stabiliti all’estero e 6 milioni sono considerati sfollati interni.
I problemi sono logistici, ma anche amministrativi: l’aggiornamento del registro degli elettori sarebbe un compito immane. Sarebbe inoltre del tutto impossibile consentire agli ucraini che attualmente vivono nei territori occupati dalla Russia di partecipare alle elezioni. Secondo le stime, si tratta di circa 5 milioni di persone. Non è neppure chiaro come garantire la sicurezza degli elettori. Ogni seggio elettorale potrebbe essere preso di mira dai missili russi e gli elettori dovrebbero esercitare il diritto di voto a rischio della propria vita, violando così il principio di uguaglianza elettorale. D’altra parte, è indiscutibile che la democrazia ucraina soffra sotto l’imperante legge marziale. I media sono limitati, il Parlamento non funziona come di consueto e le assemblee sono vietate. “Quindi, lo svolgimento delle elezioni sarebbe anche la prova che la democrazia ucraina funziona anche nelle circostanze più difficili“, osserva Welt.