Le proteste dei relatori universitari o degli studenti che criticano gli atleti transgender negli sport femminili stanno influenzando la libertà di parola nei migliori college e università USA, come riporta il Washington Times. La Foundation for Individual Rights and Expression, che monitora la censura su entrambi i lati del divario ideologico, ha pubblicato mercoledì una classifica sulla libertà di parola di 248 college e università. La classifica si basa su un sondaggio annuale condotto su 55.102 studenti, commissionato al ricercatore accademico College Pulse e condotto alla fine dell’anno accademico 2022-2023.
Nel sondaggio, il 45% degli studenti ha ritenuto in una certa misura “accettabile” impedire ad altri studenti di partecipare a un discorso nel campus, rispetto al 37% dell’anno scorso. Un altro 27% ha affermato che in alcune occasioni è accettabile l’uso della violenza per interrompere un discorso, rispetto al 20% dell’anno scorso. Sean Stevens, direttore dei sondaggi e delle analisi del FIRE, ha attribuito i cambiamenti all’intensificarsi della resistenza tra gli studenti di sinistra e quelli di destra. “Ci sono state una serie di controversie sugli oratori che hanno espresso opinioni sui diritti dei transgender, e molte hanno scatenato la violenza”, ha spiegato Stevens al Washington Times in un’intervista. “Appoggiare l’uso della violenza contro qualcuno è preoccupante, anche se tu stesso non sei coinvolto in tale pratica”.
I risultati del sondaggio sulla libertà di parola
Nello scorso anno accademico il tema degli atleti transgender è diventato cruciale nel dibattito nelle università e nei college. Come ricordato dal signor Sean Stevens, una folla di manifestanti infuriati della San Francisco State University ha impedito alla nuotatrice Gaines di abbandonare un evento per diverse ore: l’ex atleta si è più volte schierata contro gli atleti trans. FIRE ha lanciato il sondaggio annuale nel 2020 per aiutare i potenziali studenti e docenti a confrontare il clima della libertà di parola nei campus. Ne viene fuori una classifica sulla libertà di parola che valuta anche il numero di tentativi di censura e il modo in cui gli amministratori li gestiscono.
Tra tutti gli studenti intervistati quest’anno, il gruppo ha notato che il 56% “ha espresso preoccupazione di danneggiare la propria reputazione a causa di qualcuno che fraintende quello che dicono”. Inoltre, un altro 26% ha riferito di sentirsi sotto pressione per evitare di discutere argomenti controversi in classe”. Secondo FIRE, il dibattito transgender è cresciuto andando ad unirsi a molti argomenti più vecchi che gli studenti universitari contrassegnavano come tabù: tra questi l’aborto, la disuguaglianza di genere, le armi, la cattiva condotta della polizia o i diritti di transgender. L’Università d’élite di Harvard si è classificata ultima nel rapporto, ottenendo il punteggio più basso possibile. L’Università della Pennsylvania, l’Università della Carolina del Sud, la Georgetown University e la Fordham University completano la lista delle ultime cinque istituzioni in classifica per la libertà di stampa.
Ai primi posti…
La Michigan Technological University si è classificata al primo posto nella classifica della libertà di parola di quest’anno. Nelle prime cinque anche Auburn University, Università del New Hampshire, Oregon State University e Florida State University. Qui, FIRE ha osservato che solo il 22% ovvero 2 tentativi di censura su 9 hanno avuto successo, con gli amministratori che si sono opposti alle richieste di cancellazione da parte degli studenti. Ad esempio, quando il governo studentesco del Michigan Tech si è mosso per impedire a Turning Point USA di ospitare il relatore conservatore Brandon Tatum nel campus, gli amministratori sono intervenuti e non lo hanno permesso.