L’economia in Russia, nonostante l’atteso e decantato effetto delle sanzioni europee ed americane imposte dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, sembra essere tornata a crescere in modo piuttosto importante. Lo dimostra, per esempio, il volume d’affari che si registra dai porti russi, le cui vendite erano diminuite del 90% subito dopo l’imposizione delle sanzioni, che è salito a livelli quasi identici al periodo prebellico, pari a quelle del 2021.
Appare d’altronde evidente che la Russia, e la sua economia, hanno trovato dei nuovi partner, specialmente in Cina e India. Proprio il Dragone rappresenta, ora, il principale importatore, con una spesa stimata attorno agli 11,5 miliardi di dollari. La conseguenza è che sono sempre di più le merci cinesi che finiscono sul mercato russo, sul quale è ormai quasi impossibile trovare beni europei o americani, dato che moltissime aziende hanno ritirato le loro attività. Complessivamente, il volume di affari tra Russia e Cina si attesa attorno ai 200 miliardi di dollari, una cifra che non ha mai avuto precedenti nella storia dei rapporti tra le due potenze, mentre anche l’India guadagna progressivamente terreno.
Contro la ripresa dell’economia in Russia, l’UE pensa di estendere le sanzioni
Ma non sono solamente la Cina e l’India a sostenere, in questo periodo, l’economia della Russia. Infatti, alcuni stati europei non hanno ridotto il loro volume complessivo di affari, limitandosi ad escludere i beni coperti dalle sanzioni, mentre sono emblematici i casi di Bulgaria, Grecia, Slovenia e Austria, che hanno aumento il commercio, raggiungendo valori maggiori rispetto a quelli dello scorso anno.
Sotto la lente d’ingrandimento dell’UE, inoltre, sta finendo sempre di più il ruolo degli Emirati Arabi rispetto alla ripresa dell’economia in Russia. Il paese, infatti, è sospettato di aiutare Mosca a spostare il suo arnese bellico fuori dal confine, con il supporto di alcuni partner europei che non rispettano le sanzioni contro gli Emirati stessi. Sono, infatti, aumentate le importazioni dai paesi europei di beni elettronici utili per la creazione di droni e missili, con il sospetto che questi finiscano, poi, in Russia. Tuttavia, Bruxelles ha pensato di limitare questo tipo di fenomeni estendendo le sanzioni russe anche ai paesi sospettati di collaborare con Mosca, vietando la vendita alle aziende europee di beni rilevanti ai fini bellici.