IL DISCORSO DI VLADIMIR PUTIN AL FORUM ECONOMICO D’ORIENTE
Mentre in queste ore si sta tenendo a Vladivostok l’incontro atteso con il dittatore della Nord Corea Kim Jong-un, il Presidente della Russia Vladimir Putin ha tenuto un lungo discorso dal palco del Forum Economico orientale partendo ovviamente dalle domande sulla guerra in Ucraina e lanciandosi in “frecciate” contro Ue, Stati Uniti, Uk e pure contro il suo stesso passato, l’Unione Sovietica. Non possiamo però non partire dalle considerazione del leader russo in merito alla “operazione speciale” iniziata con l’invasione in Ucraina più di un anno e mezzo fa.
«I burattinai occidentali spingono l’Ucraina a prendere il controllo di più territorio possibile per poi cominciare i negoziati»: così Putin inquadra la situazione lato Russia, sferzando però tanto Biden quanto Zelensky circa la possibile evoluzione delle trattative nelle prossime settimane, «Per quanto riguarda il processo negoziale, se gli Stati Uniti ritengono che l’Ucraina sia pronta per i colloqui, che cancellino l’ordine del presidente ucraino che vieta i negoziati». In merito alle dichiarazioni recenti del Segretario di Stato Usa Antony Blinken circa il fatto che un negoziato Russia-Ucraina non è ancora avvenuto perché «occorre essere in due a volerlo», Mosca reagisce «gli americani dovrebbero cancellare l’ordine di Zelensky che vieta qualsiasi colloquio».
PUTIN “ASSOLVE” TRUMP E CONDANNA L’AZIONE “COLONIZZATRICE” DELL’UNIONE SOVIETICA
Rimanendo sul fronte americano, sono durissime le parole di Putin in merito alla politica estera condotta dagli americani tanto oggi quanto nel passato: «Penso che non ci saranno cambiamenti drastici nella politica estera degli Stati Uniti, a prescindere da chi sarà eletto presidente». Certo, ammette Putin, le promesse di Trump sul risolvere in pochi giorni la guerra in Ucraina vengono ben accettate da Mosca, «questo non può che farmi piacere, è un bene». È qui che allora scatta l’attacco alla politica dei Democratici Usa e in particolare del Presidente Biden, difendendo invece Donald Trump: «Tutto ciò che accade a Trump è persecuzione per ragioni politiche», ma restano «assurde» le presunte connessioni che da Washington vengono ritenute esserci tra il tycoon repubblicano e il Cremlino.
Chiudendo la parte legata alla guerra in Ucraina, Putin ha spiegato al Forum di Vladivostok che sarebbero già 71.500 i soldati persi dall’Ucraina dall’inizio della controffensiva, all’inizio di giugno, che non ha portato finora «a nessun risultato», secondo Mosca. Dopo aver sottolineato che la sua assenza al G20 è dovuta al fatto che al momento di parlare con il leader occidentali non ne ha alcuna priorità, Putin rinforza l’asse con la Cina: «L’obiettivo che abbiamo fissato con il presidente cinese Xi Jinping di raggiungere i 200 miliardi di dollari di scambi commerciali può essere raggiunto nel prossimo futuro». Prima di allontanare il tema delicato della sua ricandidatura a Presidente («il nostro Parlamento deve prendere una decisione alla fine dell’anno. Ne parleremo quando la decisione sarà presa e la data delle elezioni sarà annunciata»), il Presidente russo al termine del discorso arriva a condannare l’azione “colonizzatrice” dell’Urss nel passato: «Si dovrebbe evitare di fare qualcosa nella sfera della politica estera che sia in netta contraddizione con gli interessi di altre nazioni. È proprio questo il rastrello che i Paesi leader dell’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti, calpestano di continuo» (discorso tra l’altro che potrebbe essere applicato alla stessa invasione in Ucraina da parte delle forze russe, ndr). Secondo Putin un grosso errore sono state le azioni repressive della dittatura comunista in Ungheria e Cecoslovacchia tra gli anni Cinquanta e Settanta: «Abbiamo ammesso da tempo che questa parte della politica dell’Unione Sovietica era sbagliata e ha portato solo all’escalation delle tensioni. L’Urss si è comportata come un colonizzatore quando ha portato i carri armati a Praga e Budapest».