In attesa di verificare l’impatto del “trimestre anti-inflazione” proposto dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, il comparto alimentare incassa una buona notizia. I dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di agosto evidenziano, infatti, come rispetto al mese precedente, l’indice generale di inflazione metta a segno una decrescita, fermandosi a quota +5,5% su base annua. Ma non solo, perché più nello specifico anche il carrello della spesa frena la sua corsa, facendo segnare un +9,6% su base tendenziale.
I dati confermano il rallentamento dell’inflazione già segnalato nei mesi precedenti – afferma Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione -, anche se va detto che permane una situazione di difficoltà economica per le famiglie, confermata dalla debolezza dei consumi, in particolare per quanto riguarda i volumi di vendita del settore alimentare”.
La situazione, insomma, resta critica e questo nonostante gli interventi messi in campo. “Negli ultimi diciotto mesi – ricorda Buttarelli – l’impegno delle aziende della Distribuzione Moderna è stato dedicato a rallentare il più possibile gli effetti inflattivi sui prezzi al consumo per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie. Uno sforzo che ha portato a sacrificare in modo rilevante la redditività delle imprese, ma che non ha fatto mancare la partecipazione del nostro settore a iniziative destinate ad alleviare il peso dell’inflazione sulle persone più fragili e a basso reddito, come per la carta ‘Dedicata a te’, istituita dal Governo”. E che, come detto, ha portato il retail anche ad aderire al “trimestre anti-inflazione”. “Pur in un contesto economico complicato, manteniamo l’impegno sottoscritto nella lettera di intenti dello scorso 4 agosto”, che punta alla definizione di un protocollo.
Il quadro però non è infatti roseo come confermano anche le associazioni dei consumatori. “L’inflazione si abbassa – tuona Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori -, ma troppo a rilento. Il raffreddamento dell’inflazione significa che i prezzi, pur se a un ritmo inferiore, continuano lo stesso a salire nonostante abbiano oramai raggiunto livelli stellari, insostenibili per troppe famiglie. Inoltre, se quella tendenziale cala, quella su base mensile decolla dello 0,4%, facendoci tornare ai livelli del mese di aprile”. Né, secondo Dona, l’iniziativa dell’Esecutivo per calmierare i prezzi in autunno si prospetta risolutiva. Urge – afferma Dona – che il Governo, invece di far finta di intervenire con provvedimenti spot come il trimestre anti-inflazione, con effetti nulli sulle tasche delle famiglie, agisca seriamente, mettendoci i soldi, ad esempio riducendo le accise sui carburanti e ripristinando i crediti d’imposta e gli sconti sugli oneri di sistema di luce e gas, visto che queste voci, essendo costi di distribuzione e di produzione di tutte le imprese, hanno poi effetti moltiplicativi a cascata su tutti i prezzi dei beni finali, a cominciare dai prodotti alimentari”.
E preoccupazioni sono espresse anche da Federconsumatori. “Con l’inflazione a questi livelli le ricadute per ogni famiglia, in termini annui, sono pari a un aggravio di 1.639 euro. E quel che è peggio è che in autunno, purtroppo, la situazione è destinata a peggiorare, soprattutto sul fronte energetico. L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha stimato una stangata autunnale di +2.924,70 euro, prendendo in esame le spese per il caro scuola/caro libri, per le bollette, per le visite mediche, per la Tari e il riscaldamento. Rincari che metteranno in ginocchio molte famiglie, già duramente provate dagli aumenti e dal forte calo del proprio potere di acquisto”.
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