Oggi si conclude “Luci sul lavoro”, l’iniziativa per parlare di lavoro organizzata, ormai da alcuni anni, nella suggestiva location di Montepulciano.
L’iniziativa parte dalla necessità di trovare un momento per indagare, nonostante le numerose (troppe?) parole che riempiono le diverse, più o meno nuove, forme di comunicazione, il mondo del lavoro nella sua quotidianità, nella sua democratica interezza e nella sua umanità.
Quest’anno, in particolare, i vari incontri sono tutti focalizzati su come affrontare le più recenti trasformazioni “in atto” nel mondo del lavoro e su come, in questo quadro, accompagnare le persone e preparare le imprese a queste nuove sfide.
Vi è, ad esempio, in questo periodo una crescente difficoltà a trovare le persone giuste da mettere al “posto” giusto con una particolare criticità quando vengono richieste le “nuove” competenze “chiave” necessarie per affrontare le transizioni ambientali e digitali in corso.
Già oggi il rapporto UnionCamere-Anpal ci certifica, infatti, una crescente difficoltà di reperimento del personale per le aziende dovuto al mismatch che nel 2022 ha riguardato ben il 40% delle “potenziali”assunzioni. Lo stesso studio stima, quindi, solo per il 2022, una perdita di valore aggiunto di 37,7 miliardi di euro, pari al 3,1% di quanto generato complessivamente dalle filiere dell’industria e dei servizi.
Si prevede, inoltre, che gli investimenti legati al Pnrr porteranno, e lo stanno in parte già facendo, all’aumento delle richieste di persone/lavoratori con competenze “necessarie” per affrontare i processi di transizione verde e digitale che stiamo vivendo.
Si immagina, infatti, che tra il 2023 e il 2027 saranno richieste competenze green a circa 2,4 milioni di lavoratori (il 65% del fabbisogno del quinquennio) e competenze digitali a poco più di 2 milioni di occupati (il 56% del totale). La stessa dimensione dell’effetto espansivo del Pnrr dipenderà, quindi, dalla capacità del sistema-Paese di superare le criticità nel reperimento di personale competente.
In questo quadro vi è, tuttavia chi, come il Presidente di Anpal Servizi, società in house del ministero del Lavoro, intervenuto alla quattro giorni di riflessione, ritiene che il digitale non stia distruggendo, ma anzi stia creando nuovi posti di lavoro. Lo dimostrerebbe, ad esempio, il fatto che, nel nostro mercato del lavoro, a fronte di una crescita dell’occupazione, si registri, allo stesso tempo, un incremento del “mismatch” sul fronte delle competenze ricercate.
Si auspica, tra le varie proposte, di guardare, per provare a risolvere il problema, ad alcune esperienze di successo (le cd “best practices”) come quella della Finlandia che ha trasformato l’istruzione di base e introdotto numerosi indirizzi di laurea STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics, ndr).
Ci si chiede, tuttavia, se l’Italia, nonostante la mole di investimenti a disposizione tra Pnrr e fondi comunitari, sarà in grado di mettere in campo in tempo un idoneo, e possibilmente anche un po’ ambizioso, piano per la modernizzazione e per l’innovazione digitale di un Paese parso troppo spesso conservatore e avverso all’accettazione di innovazioni divenute, oggi, per molti aspetti, necessarie e non più procrastinabili.
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