In Mozambico undici cristiani sono stati brutalmente uccisi da un gruppo di jihadisti. A raccontare il drammatico episodio, come riportato da Avvenire, è stato Fra Boaventura, missionario dei Fratelli Poveri di Gesù Cristo nella regione, ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). L’omicidio plurimo è avvenuto nel villaggio di Naquitengue, vicino a Mocimboa da Praia, nella provincia di Cabo Delgado, che è assediata dai terroristi dal 2017.
La zona è di consueto oggetto di attacchi da parte degli estremisti islamici. Le vittime questa volta sono cattoliche. Secondo quanto ricostruito, i terroristi sono arrivati nel villaggio e hanno convocato tutta la popolazione, che è stata successivamente suddivisa per etnia e religione. I musulmani e i cristiani sono stati distinti sulla base dei loro nomi e delle loro caratteristiche somatiche. I secondi sono stati dunque presi di mira. “Hanno aperto il fuoco sul gruppo, crivellando le persone coi proiettili”, ha raccontato il missionario.
Mozambico, 11 cristiani uccisi da jihadisti: la strage
L’attacco in cui sono stati uccisi in Mozambico undici cristiani è stato successivamente rivendicato da un gruppo locale fedele al sedicente Stato islamico (Daesh). Il numero delle vittime è stato annunciato proprio attraverso il comunicato, ma potrebbe essere anche superiore. In molti sono rimasti feriti. Le persone che si trovavano in quel momento nel villaggio infatti sono andate nel panico e hanno cercato di fuggire. “Tanti cominciavano a tornare nelle loro comunità, ciò ha contribuito a un aumento della tensione e dell’insicurezza”, ha spiegato ancora Fra Boaventura.
Da qui l’appello alla Chiesa: “Dobbiamo pregare per i nostri fratelli che soffrono tanto”. La questione tuttavia potrebbe essere non solo religiosa. Nella zona ci sono infatti diverse strutture straniere impiegate nella prospettazione ed estrazione degli idrocarburi, di cui la regione è il maggiore produttore dell’Africa equatoriale. Gli interessi economici per il controllo delle risorse non sono dunque da poco.