La procreazione assistita ha permesso a migliaia di coppie di avere figli, ma ci sono una serie di problemi irrisolti che non possono essere ignorati. Uno di questi è la conservazione di embrioni “orfani”, creati in sovrannumero e non più richiesti. Stando ad una settima dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nel 2020 erano 37.500 gli embrioni abbandonati. In Italia ci sono 320 centri, di cui 51 solo in Lombardia, che sono tenuti a conservarli e custodirli in bidoni di azoto liquido a -196° per mantenerli vitali. Quel che non è chiaro è fino a quando. A sollevare la questione è Il Giornale, spiegando che politica e tribunali non hanno mai trovato una soluzione. Ad esempio, la legge 40 del 2004 provò a fissare un limite nella produzione di embrioni sia nei trasferimenti in utero (non più di tre per coppia), ma fu poi aggirata da varie sentenze.
Nel 2009 la Corte Costituzionale si pronunciò lasciando ai clinici la libertà di valutare caso per caso, ma gli embrioni “orfani” sono tornati a crescere. Comunque, la stessa Corte impose la crioconservazione «per il rispetto dovuto agli embrioni in quanto vita umana, in nessun modo assimilabili a materiale biologico». In teoria, gli embrioni dovranno vivere in eterno, perché non si possono né donare né adottare. La legge 40 aveva stabilito che gli embrioni in eccesso di ogni regione dovessero confluire in una sola Biobanca, quella del Policlinico di Milano, costruita per questo, ma non ci fu nessuna centralizzazione.
EMBRIONI “ORFANI”, UN PROBLEMA IRRISOLVIBILE?
La questione è etica, ma anche economica, perché – come rimarcato da Walter Vegetti, responsabile del Centro procreazione assistita (Pma) del Policlinico di Milano – i costi a carico delle regioni «sono ingenti fra azoto liquido, sistemi di allarme energia elettrica e personale». Inoltre, quando gli impianti entrano in funzione «non possono più essere spenti». Per legge non si può togliere vitalità agli embrioni, come invece accade in altri Paesi europei, ma non si può neppure donarli alla ricerca o adottarli. Di conseguenza, come evidenziato da Il Giornale, alle coppie che avviano un percorso di fecondazione assistita di II livello, che prevede la formazione di embrioni, si chiede se accetta di congelare gli embrioni o se vuole procedere fertilizzando solo due ovociti, ma con rischi maggiori che la procedura non vada a buon fine.
Il tema degli embrioni “orfani” è ormai sospesa da troppi anni, quindi prima o poi andrà risolta. Un’altra cosa assurda per Vegetti è che vadano congelati anche gli embrioni portatori di malattie molte severe, anche quelle incompatibili con la vita. Ma i paradossi non finiscono qua. «La legge 194 consente di abortire il feto in utero ma la legge 40 vieta di eliminare un embrione. Ultima contraddizione: le coppie sterili possono farsi donare i gameti ma non gli embrioni». Per Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza ed ex vicepresidente del Comitato nazionale per la Bioetica, la questione «la questione è diventata irrisolvibile». Considerando anche la difficoltà di accertare la vitalità degli embrioni congelati, per Marini «potrebbe essere vicino il giorno in cui si legittimerà il loro utilizzo a fini di ricerca biomedica in nome del preteso primato della scienza sull’essere umano».