Bisogna ammetterlo: se qualcuno ce lo avesse detto solo nove mesi fa, lo avremmo preso per matto. E invece è merito dell’attuale Governo e di una parte dell’opposizione (Iv e Azione) e in particolare del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, se in Italia si può tornare a pronunciare la parola “nucleare”.
Sgombriamo subito il campo dai facili entusiasmi che qualche inguaribile ottimista atomico potrebbe aver nutrito. Nessuna decisione di ritorno al nucleare, nessuna posa di alcuna pietra, niente di tutto ciò nell’immediato e per i prossimi anni. Il percorso è lungo e i passi da fare molti. Ma certamente le due mozioni approvate il 9 maggio scorso sono una novità nel panorama storico italiano: non era mai accaduto che il Parlamento approvasse due mozioni a favore del nucleare, per molti versi simili, una della maggioranza e una dell’opposizione.
La convocazione della Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile (PNNS) annunciata a Cernobbio dal ministro Pichetto e poi avviata il 21 settembre scorso presso il ministero è un secondo passo che va nella giusta direzione. Per due motivi: perché raccoglie attorno a un tavolo comune tutte le tipologie di stakeholder competenti del variegato settore nucleare, composto peraltro non solamente da organizzazioni coinvolte nella tematica dell’energia atomica, ma anche da attori attivi nel settore nucleare medicale. Partecipano infatti alla Piattaforma centri di ricerca, aziende, università, istituzioni, associazioni. Inoltre, perché l’approccio scelto è quello “olistico”, ossia la considerazione dei diversi aspetti coinvolti in una tematica assai complessa come quella nucleare.
In effetti, come si può leggere dal documento descrittivo pubblicato dal ministero, la Piattaforma sarà strutturata in sette gruppi di lavoro: contesto, scenari e prospettive; tecnologie di fissione; tecnologie di fusione; sicurezza e prevenzione, quadro normativo, certificazione; rifiuti e decommissioning; formazione ed educazione; aspetti trasversali (ambiente, accettabilità sociale, comunicazione). Ma quale sarà l’obiettivo dei lavori di questa assemblea? Come dichiarato dallo stesso ministero, “i risultati del lavoro della Piattaforma saranno la base per valutare l’elaborazione e l’adozione da parte dell’Italia di una Strategia nazionale per il nucleare sostenibile”.
I tempi previsti per l’identificazione di una roadmap che porti l’Italia a poter decidere sull’energia nucleare e per la scrittura di un documento di linee guida che contempli le azioni da fare, le risorse (economiche, strumentali, umane) e i tempi da impiegare per la loro realizzazione, sono quelli di un parto: 9 mesi per spiegare al Paese come dovrà essere il nucleare italiano. Alcune caratteristiche appaiono già evidenti: forti partnership europee, ma anche collaborazioni internazionali ampie negli ambiti industriale, formativo, di ricerca, istituzionale, normativo, così come politiche e strategie energetiche comuni in Ue. Infine supporto a una filiera industriale nucleare che non si è mai fermata, attenzione ai nuovi modelli di business, incluse le partnership pubblico-privato e il ruolo degli energivori, attivabili con le nuove tecnologie degli Small Modular Reactors e degli Advanced Modular Reactors. Vedremo come la Piattaforma comporrà i numerosi tasselli che formano il puzzle e quale sarà la risposta della politica e dell’opinione pubblica. Nel frattempo, c’è parecchio da lavorare.
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