Dopo decenni ad affrontare in solitaria le questione di sicurezza, la Finlandia ha dato un’accelerazione per entrare nella Nato, complice anche la guerra in Ucraina. Ma ora si sta rendendo conto che la vita all’interno di una grande alleanza non solo complessa, ma anche costosa. Ne parla il New York Times, evidenziando la «rapidità mozzafiato» con cui la Finlandia ha messo da parte il suo storico non allineamento militare e la sua proverbiale autosufficienza pur di entrare nell’Alleanza Atlantica. Ora però si apre il complicato processo di integrazione, con il requisito di difesa collettiva e tutti i suoi ostacoli finanziari, legali e strategici. «Entrare nella NATO è un affare costoso, e sostenere l’Ucraina è un affare costoso, e non c’è fine a questo in vista», dichiara Janne Kuusela, direttore generale per la politica di difesa presso il Ministero della Difesa finlandese. L’appartenenza alla Nato è stata a lungo considerata un vantaggio economico per l’ombrello nucleare americano e il principio di difesa collettiva, ma ci sono richieste molto importanti ai membri.
Non solo obiettivi di spesa per le forze armate, ma anche richieste specifiche per determinate capacità, armamenti e infrastrutture. Tutto ciò richiede decisioni difficili e costose, quindi la Finlandia dovrà iniziare a pensare strategicamente al di fuori dai suoi confini e adattare forze e capacità alle esigenze dell’Alleanza Atlantica. Ad esempio, devono valutare come spostare truppe ed equipaggiamenti in Norvegia, Svezia o negli Stati baltici se dovessero servire rinforzi o per partecipare a missioni Nato, come il pattugliamento del Kosovo e del Mediterraneo. Tutto ciò senza trascurare la difesa del proprio territorio, questione delicata per la Finlandia, vista la vicinanza con la Russia. Ma attualmente si ritiene in grado di difendersi da sola, a differenza di altri alleati che confinano con la Russia, quindi al momento non dovrebbe chiedere una presenza a rotazione delle truppe alleate.
IL NODO SOVRANITÀ E LA QUESTIONE NUCLEARE
Nel frattempo, la Finlandia negozia un accordo bilaterale di cooperazione in materia di difesa con gli Stati Uniti, un tipo di intesa che Washington ha con molti Paesi del mondo e che rende le esercitazioni congiunte più facili da pianificare e più veloci da attuare. Questo accordo riguarda il tipo di presenza di truppe Usa che la Finlandia consentirà e dove, e il tipo di equipaggiamento che gli americani potranno portare in Finlandia per esercitazioni o pre-posizionamenti. Inoltre, regola anche questioni come la giurisdizione giudiziaria nel caso in cui le truppe Usa commettano un crimine. I negoziati sono complessi, come ammesso dal ministro degli Esteri finlandese Elina Valtonen perché, alla luce della sua storia di resistenza agli assalti della Russia, la Finlandia è molto protettiva riguardo la propria sovranità.
C’è poi la questione nucleare. La legge finlandese impedisce l’importazione o lo stoccaggio di armi nucleari sul proprio territorio, quindi la Finlandia dovrà decidere la sua politica sulla deterrenza nucleare e la natura del suo coinvolgimento nella definizione della politica nucleare della Nato, come evidenziato dal New York Times. Gran parte della responsabilità dell’integrazione con la Nato spetta al generale Timo Kivinen, comandante delle forze di difesa finlandesi. Conosce molto bene l’Alleanza Atlantica, visto che la Finlandia è stata a lungo nazione partner e quindi coinvolta in esercitazioni Nato. Ma in qualità di membro a pieno titolo la pianificazione è più intensa. «Dobbiamo essere in grado di contribuire alla difesa collettiva della NATO al di fuori dei confini finlandesi, e questa è una novità», spiega il generale Kivinen, consapevole che ciò avrà un impatto sulle forze finlandesi «quando andremo a sviluppare quelle capacità dispiegabili, quegli obiettivi di capacità» che la Nato richiede.
“FONDAMENTALE CHE SVEZIA ENTRI NELLA NATO”
La guerra in Ucraina ha reso il Nord Europa e l’Artico più importanti per la sicurezza della Nato. Per questo, spiega il generale Kivinen, è fondamentale che anche la Svezia, da sempre partner della Finlandia nella difesa, entri a far parte della Nato. Ciò faciliterebbe la difesa della regione baltica. Ma c’è un’altra questione rilevante, cioè la collocazione della Finlandia nei tre comandi operativi dell’Alleanza Atlantica, responsabili di aree geografiche diverse. Stando a quanto riportato dal New York Times, i cinque Paesi nordici (Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda e Finlandia) preferirebbero far parte dello stesso comando, gestito da Norfolk, che è focalizzato sulla marina e la difesa delle rotte atlantiche, Paesi Nordici e Artico, secondo la logica che, in caso di guerra, i rinforzi arriverebbero verosimilmente da ovest, tramite l’Atlantico.
Ma Norfolk non è ancora del tutto operativo, quindi la Finlandia è stata inserita nel comando terrestre a Brunnsum, che si occupa della difesa dell’Europa centrale e orientale, compresa Polonia e nazioni baltiche. L’auspicio è che sia una decisione temporanea, ma comunque l’integrazione sta avvenendo senza problemi, riferiscono funzionari citati dal Nyt. Intanto, la Finlandia ha incrementato il budget per la difesa, in parte per acquistare jet da combattimento F-35 e nuove navi per pattugliare mari e dare la caccia ai sottomarini. «L’adesione alla NATO richiederà significativi cambiamenti culturali, politici, legali e militari, e ci vorranno anni. Ma di tutti i Paesi europei, la Finlandia sarebbe l’ultima a sottovalutare la minaccia russa a lungo termine», commenta Kuusela, funzionario della difesa.