Quando si parla di Azerbaijan e di conflitto con l’Armenia si è soliti fare riferimento alla Turchia e alla Russia ma raramente si parla del ruolo rilevante svolto da Israele. Dall’inizio del 2000 Israele ha posto in essere una e vera propria alleanza con Baku, vendendo agli azeri armamenti per svariati miliardi di dollari, mentre l’Azerbaijan, e in cambio della fornitura di armi, vende a Israele petrolio e soprattutto gli consente di avere un’importantissima infrastruttura militare di intelligence in funzione anti- iraniana sul suo territorio.
Secondo i dati ufficiali riportati dal Sipri di Stoccolma, la spesa militare dell’Azerbaijan è cresciuta notevolmente, passando da 1,59 miliardi di dollari (3,95% del Pil) a 3,1 miliardi di dollari (6,2% del Pil). Ma le esportazioni di armi significano non solo spesa militare diretta ma anche investimenti di natura militare. Ebbene nel 2011 sono stati investiti 1,36 miliardi di dollari per sviluppare l’industria della difesa e ciò ha determinato un incremento dell’importo totale del bilancio della difesa arrivato a 4,46 miliardi di dollari, che concretamente significa ben l’8,9% del Pil. sempre secondo i dati dell’istituto di Stoccolma, dal 2012 questa nazione ha addirittura superato la maggior parte dei Paesi del mondo in questo settore, poiché ha registrato un incremento del 493% tra il 2004 e 2014.
Per quanto riguarda in particolare le armi vendute da Israele all’Azerbaijan, nel periodo 2011-2020 quasi il 27% degli armamenti venduti a Baku è stato fornito da Israele e il 69% nel periodo 2016-2020, che ha portato alla seconda guerra del Nagorno-Karabakh.
Ma è soprattutto nel campo dei droni che la cooperazione israelo-azera è stata rilevante. Entriamo nei dettagli: dal 2007 – anno nel quale l’esercito azero ha fatto il suo primo ordine di droni presso una delle più importanti società israeliane e cioè la Aeronautics Defence Systems – questa nazione si è di fatto quasi completamente equipaggiata con macchine di derivazione israeliana e cioè con droni di intelligence e droni tattici. L’importanza di questi armamenti e tale che pochi mesi prima della guerra del 2020, Baku aveva ben 120 droni tattici e 500 droni kamikaze di derivazione israeliana. Data l’importanza di questi strumenti di guerra, l’Azerbaijan ha deciso di produrli localmente grazie a una joint-venture tra il ministero dell’industria della difesa azero e la società di difesa israeliana Aeronautics Defense Systems.
Oltre a queste armi, la società israeliana Elta Systems ha realizzato per Baku una mappatura digitale di tutto il Nagorno-Karabakh, che ha dato un notevole vantaggio alle forze azere nella conduzione delle operazioni.
Infine, durante il conflitto del 2020, un ponte aereo che collega lo Stato ebraico con l’Azerbaijan attraverso lo spazio aereo turco e georgiano ha permesso una fornitura continua di munizioni e attrezzature alle forze azere da parte di quasi un centinaio di aerei cargo. Ma indipendentemente da questi dati, basterebbe guardare quali sono state le visite ufficiali dei leader israeliani a Baku.
Dalla fine della guerra, le visite ufficiali dei leader israeliani sono continuate a un ritmo regolare.
1. Visita del ministro delle Finanze israeliano Avigdor Lieberman (aprile 2022) per concludere accordi e sviluppare le relazioni economiche, in particolare le importazioni israeliane di petrolio;
2. visita del ministro della Difesa israeliano Benny Gantz (ottobre 2022) che è stata resa pubblica solo al suo esito perché riguardava la firma di diversi importanti accordi di cooperazione in campo militare e di sicurezza;
3. visita del ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen (aprile 2023) per approfondire ulteriormente le relazioni tra i due Paesi.
Inoltre, dopo trent’anni di relazioni diplomatiche non ufficiali tra i due Stati, l’Azerbaijan ha aperto il 29 marzo 2023 la sua ambasciata a Tel-Aviv.
Anche negli ultimi giorni diversi articoli pubblicati dal quotidiano israeliano Haaretz hanno chiaramente mostrato un’accelerazione nelle consegne di armi israeliane a Baku, che ancora una volta ha preceduto un’offensiva contro il Nagorno-Karabakh.
Ma la cooperazione tra Israele e Azerbaijan non si limita al settore militare, si estende anche a progetti economici. Il governo di Baku ha recentemente lanciato gare d’appalto per la ricostruzione delle “zone liberate” del Nagorno-Karabakh. Le aziende israeliane hanno già preso parte a questi progetti, in particolare la piattaforma di investimento OurCrowd. Israele si è anche impegnato a condividere con l’Azerbaijan la sua esperienza nel campo della produzione agricola, in particolare della coltivazione del grano, oggi al centro di una carenza globale a causa della guerra in Ucraina.
Per quanto concerne il settore dell’intelligence, già nel 1990 gli israeliani avrebbero costruito sui confini meridionali dell’Azerbaijan diverse stazioni di intelligence elettronica per monitorare le attività dell’Iran. Baku avrebbe anche autorizzato il Mossad a stabilire una base operativa avanzata sul suo territorio al fine di condurre operazioni all’interno dell’Iran. Così, è stato rivelato due anni fa che il furto degli archivi nucleari iraniani effettuato dal Mossad nel 2018 era stato organizzato dall’Azerbaijan occidentale, e che i voluminosi archivi transitarono attraverso questo Paese prima di essere trasferiti in Israele. La cooperazione tra i due Paesi riguarda anche la lotta antiterrorismo, con gli operatori del Mossad che approfittano della loro presenza nel Paese per raccogliere informazioni sulle organizzazioni terroristiche, in particolare su Hezbollah.
Infine, Baku avrebbe messo a disposizione dello Stato ebraico i suoi aeroporti nel caso in cui quest’ultimo decidesse di attaccare i siti nucleari iraniani. L’accesso di Israele agli aeroporti dell’Azerbaijan cambierebbe il gioco nella sua capacità di colpire le strutture nucleari iraniane, poiché permetterebbe ai cacciabombardieri israeliani di ritirarsi a nord e atterrare in Azerbaijan invece di dover contare sul rifornimento in volo. Se l’uso degli aeroporti azeri non garantisce un attacco israeliano contro l’Iran, aumenta certamente la fattibilità di tale aggressione.
Al fine di compromettere questa relazione, il regime iraniano condurrebbe operazioni clandestine in Azerbaijan che prenderebbero di mira siti commerciali e culturali ebrei o sponsorizzati da Israele per far capire alla società azera che le relazioni con Israele danneggiano la sua sicurezza.
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