“Siete prigionieri di guerra. Non siete cileni perché siete marxisti, siete stranieri. Siamo decisi a uccidervi tutti, fino all’ultimo. Per quanto mi riguarda lo farò con il massimo piacere, con una gioia molto speciale. Non pensate che avrò rimorsi se nessuno di voi uscirà vivo da questo campo di prigionia”. Comandante Alvarado (“Cile 1973. Il governo di Allende, il golpe e la dittatura di Pinochet nella stampa di tutto il mondo”, Internazionale storia, 2023)
Non ci sono ormai dubbi che fra i soggetti imprenditoriali che svolsero un ruolo determinante nel golpe cileno contro Salvador Allende vi fu la multinazionale ITT, che come sappiamo era proprietaria del 70% della compagnia telefonica cilena. Fu proprio un giornalista americano del Washington Post, Jack Anderson, che sosterrà come questa multinazionale avesse contribuito in modo determinante a impedire l’elezione di Salvador Allende e come questa avesse continuato a finanziare la guerra sporca contro il governo cileno. Fu proprio il vicepresidente di questa multinazionale, e cioè Bill Merriam, che a metà del 1971 propose un piano per attuare un colpo di Stato in Cile in 18 punti, piano che in linea di massima poi si sarebbe realizzato.
Il coinvolgimento della ITT fu denunciato pubblicamente dal presidente cileno davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, sostenendo che questa multinazionale avesse iniziato una minacciosa azione in collusione con forze fasciste interne per impedire il suo insediamento alla presidenza. Un discorso che colse nel segno: infatti il direttore dell’azienda non era altro che John MacCone, direttore della Cia negli anni 60. In passato aveva svolto un ruolo molto importante nell’ostruire l’inchiesta sull’assassinio di Kennedy e aveva contribuito in modo rilevante ai colpi di Stato in Ecuador e Brasile.
Ma la guerra sporca contro il Cile si dotò anche di altri strumenti: la Cia infatti spese più di 1 milione e mezzo di dollari per finanziare il principale giornale del Paese e cioè El Mercurio, che divenne il più potente canale di propaganda contro il presidente cileno. Questi pagamenti furono probabilmente autorizzati dal Comitato dei Quaranta che coordinò il golpe cileno. La Cia si servì della multinazionale americana come intermediario per consegnare le rimesse in dollari al periodico cileno. All’interno di questo periodico svolse certamente un ruolo molto importante il giornalista Harold Hendrix, che aveva vinto nel 1963 il premio Pulitzer per i suoi scoop sulla crisi missilistica di Cuba. Quello che allora non si sapeva è che Hendrix aveva una relazione molto particolare con la Cia: era infatti una agente di influenza della Cia stessa. Ma esiste un altro elemento di grande importanza: El Mercurio faceva parte di una catena di giornali il cui proprietario era Augustin Edwards il quale era residente negli Stati Uniti ed era altresì azionista della potente PepsiCola. Un altro dato significativo è il seguente: due uomini di fiducia che occuparono la presidenza del periodico cileno divennero poi ministri della dittatura di Pinochet (Fernando Leniz e Hernan Cubillos).
Accanto al ruolo svolto dalle istituzioni di intelligence americane nella pianificazione del colpo di Stato, non vi è dubbio che il finanziamento da parte della Cia a gruppi di estrema destra per destabilizzare il Cile abbia svolto un ruolo non meno rilevante in funzione di preparazione per l’attuazione del colpo di stato. Oggi noi sappiamo che già nel 1970 il movimento Patria e libertà era stato finanziato dalla Cia, così come un altro movimento di estrema destra noto come Brigata di destra Rolando Matus. Infatti, in un documento declassificato, l’ufficio della Cia di Santiago informava la sede centrale di Langley nel 1972 che questo movimento si stava organizzando, isolato per isolato, e che persino le donne e i bambini erano stati istruiti per l’autodifesa, per l’uso delle armi, per la costruzione di bombe molotov.
Quanto all’appoggio economico e alle armi – come, ad esempio, mitra e granate – queste venivano dal Brasile. Infatti, tra il 1972 e il 1973, le bombe cominciarono a esplodere in ogni parte del Paese danneggiando alcune delle principali infrastrutture viarie di Santiago e facendo anche cadere i tralicci della corrente elettrica. Numerosi furono gli atti terroristici. Questo elemento è di estrema importanza poiché ci fa comprendere come i servizi di sicurezza – sia occidentali sia quelli legati al patto di Varsavia, sui quali ha lavorato per lungo tempo lo storico Gianluca Falanga – si siano serviti di gruppi terroristici di estrema destra e di estrema sinistra per destabilizzare i propri avversari.
Un altro elemento che non andrebbe sottovalutato è il fatto che quando la Scuola di Chicago, sotto il coordinamento dell’economista americano Milton Friedman, pose in essere un piano economico neoliberista, negò di conoscere quali fossero gli strumenti attraverso i quali la dittatura era riuscita a imporre l’ordine. Le grida strazianti dei detenuti che erano presenti nelle camere di tortura non raggiunsero mai la loro attenzione né tantomeno il grido disperato delle famiglie che avevano perso i loro cari a opera della polizia segreta cilena. Anche gli assassini mirati per eliminare i dissidenti – o i refrattari – fecero parte della preparazione del colpo di Stato. Pochi ricordano che il 26 luglio 1973 fu assassinato l’addetto navale cileno del presidente Allende e cioè il comandante Arturo Araya. Oggi sappiamo che il suo assassinio fu attuato dal gruppo di estrema destra Patria e libertà e più esattamente da Guillermo Clavarie, Adolfo Palma e Guillermo Bunster.
Ma certamente l’assassinio più noto fu quello del generale René Schneider, per eliminare il quale giunse in Cile un numero imprecisato di agenti, una vera e propria task force diretta da David Philips. Costui non era un semplice agente della Cia ma aveva ben 25 anni di esperienza nell’Agenzia, aveva contribuito a rovesciare il presidente del Guatemala nel 1954, aveva svolto un ruolo chiave nella fallita invasione di Cuba nel 1961 ed era stato al comando degli uffici della Cia sia nella Repubblica domenicana che in Brasile. Insomma era uno dei maggiori esperti di operazioni clandestine della Cia in America latina. Ebbene, grazie alla desecretazione dei documenti sulla Cia, la famiglia del generale Schneider nel 2001 presentò un’istanza civile contro Henri Kissinger e contro l’ex direttore della Cia Richard Helms. Grazie alla testimonianza del colonnello Paul Wimert, che prese parte in prima persona al golpe cileno e all’inchiesta del giornalista americano Christopher Hitchens, sappiamo che questo omicidio fu certamente voluto sia da Kissinger che dal generale Aleksander Haig e che furono infatti consegnati bene 35mila dollari a uno degli assassini del generale.
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