Come sempre in Carlo Verdone colpisce la contemporaneità. Per un mito del cinema italiano di lungo corso è sempre difficile liberarsi dei personaggi di successo e proporre qualcosa di nuovo. Invece Verdone in Vita da Carlo sembra riuscirci perfettamente grazie alla scelta coraggiosa di anteporre se stesso, la sua vita reale e le sue aspettative di oggi ai vecchi personaggi che lo hanno reso famoso. Ci sono, ma lasciati sullo sfondo di una storia moderna.
L’operazione sembra brillantemente riuscita con la seconda stagione (da venerdì tutti gli episodi sono disponibili su Paramount+), grazie anche a un corredo di ottimi attori e a numerosi e ben riusciti cammei con guest star di tutto rispetto, come Claudia Gerini, Maria De Filippi, Gabriele Muccino. Forse è la prima volta che una produzione italiana, la Filmlauro dei De Laurentis, riesce a sfruttare a pieno tutte le opportunità offerte dalla nuove regole della serialità imposta dalle piattaforme streaming.
Come sappiamo già dalla prima stagione, Verdone interpreta se stesso in una storia a metà tra realtà e finzione. La realtà è quella della vita di un attore di grande successo, conosciuto e amato, costretto a partecipare a eventi non sempre all’altezza del protagonista e alla ricerca di idee e motivazioni per la sua carriera di regista e produttore. Il passaggio alla finzione avviene quando Verdone vuole realizzare un film su un episodio chiave della sua gioventù, una storia d’amore con una prostituta, Maria F., a cui con il passare del tempo riconosce il merito di averlo aiutato a diventare adulto. Grazie al suo amico produttore, il film trova i finanziamenti necessari, ma Carlo dovrà acconsentire a qualche richiesta degli sponsor.
La prima e più difficile per Verdone è quella di accettare per la sua versione giovanile un noto cantante di successo, scelto soprattutto per le centinaia di migliaia di followers. L’arrivo di Sangiovanni (una rivelazione nel ruolo di se stesso) mette Verdone nella difficile situazione di dover far i conti, lui un uomo di una certa età, con la dimensione e i problemi dei giovani artisti. Difficoltà che Verdone è costretto ad affrontare spesso, con la figlia Maddalena, attivista ambientalista nonostante la prossima maternità, il futuro genero Chicco, bugiardo seriale, il figlio avvocato, alle prese con un difficile processo contro una banda criminale di Ostia. Ma anche le piccole trasgressioni che gli propone Sofia, un’improbabile scrittrice per bambini interpretata da Stefania Rocca, lo mettono a dura prova.
La delicatezza con cui Verdone affronta i problemi della quotidianità è la ragione del suo successo. Lo è stato per i suoi maestri come Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, e oggi continua a esserlo per lui. Non cade mai nella volgarità, non inciampa nella retorica, non è mai banale nonostante la fedeltà alla scuola più popolare del cinema italiano. Lo dico a chi può avere – come del resto avevo io – qualche remora a iniziare una visione così fortemente strombazzata. Alla fine ci si diverte e in più si apprezzano numerosi spunti di sana riflessione sulla difficile vita di chi pur avendo un lungo passato glorioso, non ha nessuna intenzione di appendere le scarpette al chiodo e sprecare la vita nella nuova stagione regalata dalla longevità.
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