La decisione di Giorgia Meloni di mobilitare i militari per rendere più sicure le città ha fatto discutere. Repubblica, sulle proprie colonne, ha scritto che la nostra è “l’unica democrazia al mondo a usare l’esercito contro i piccoli delinquenti”. Parole che smentisce La Verità, che spiega come non sia l’Italia l’unica nazione che ricorre all’esercito per combattere la microcriminalità. A breve potrebbe farlo addirittura la Svezia, modello virtuoso preso ad esempio di buona politica per la gestione della sicurezza ma anche per politiche migratorie e Green.
Parlando proprio di politiche migratorie, in Svezia, secondo quanto spiega il quotidiano, il modello multietnico avrebbe completamente fallito. Il Paese ha una popolazione di 10 milioni di abitanti, di cui oltre il 20% di origine straniera. In molte città si trovano ghetti etnici e micro e microcriminalità diffusa. Vari i disordini provocati da stranieri nei mesi scorsi, come a marzo, quando un iraniano pluripregiudicato ha sgozzato una bambina di nove anni a Göteborg. Negli ultimi giorni violenze sono state registrate anche ad Hasselby, sobborgo di Stoccolma, dove c’è stata un’esplosione, così come a Linkoping e a Fullero: quest’ultima ha ucciso una giovane passante. Mercoledì e giovedì invece sono state ammazzate tre persone nel giro di 12 ore nell’ambito di un regolamento di conti delle baby gang.
Svezia, politiche migratorie in discussione
Come affermato dal primo ministro Ulf Kristersson, la Svezia non ha mai vissuto qualcosa di simile. Così, Anders Thornberg, capo della polizia, ha precisato che potrebbe esserci una collaborazione con i militari che potrebbe includere un supporto nella sorveglianza e nella logistica. Secondo il responsabile delle forze dell’ordine, tutto questo sarebbe frutto di una “politica sull’immigrazione irresponsabile”: la Svezia avrebbe dunque “fallito nei processi di integrazione”. Nel 2021, l’esecutivo di Magdalena Andersson ha varato una riforma dell’immigrazione piuttosto stringente. In un’occasione ha ammesso che “la Svezia non è stato in grado di integrare gli immigrati arrivati negli ultimi due decenni, il che ha portato allo sviluppo di società parallele e violenze di gruppo”.
Non solo il dietrofront sulle politiche migratorie. La Svezia ha fatto retromarcia anche sui temi dell’ambientalismo. Nel 1980 un referendum aveva stabilito che sul suolo svedese potessero rimanere in funzione al massimo 10 reattori nucleari. Lo scorso gennaio, invece, Kristersson ha annunciato “la realizzazione di nuovi impianti nucleari”. Corposo taglio, inoltre, alle politiche Green nonché agevolazioni fiscali su benzina e diesel, rallentando la transizione ecologica.