La Corte dei Conti dell’Ue continua ad essere critica nei confronti dell’Italia sul tema del vino. I magistrati contabili, come riportato da Il Sole 24 Ore, hanno infatti giudicato negativamente l’uso che il Paese ha fatto dei finanziamenti di un miliardo di euro annui stanziati da Bruxelles per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti in ottica green, la promozione del prodotto sui mercati esteri e il rafforzamento della competitività del settore europeo. In tutti questi ambiti non si sono detti soddisfatti in quanto “non ci sono evidenze di miglioramento”.
L’industria vitivinicola italiana tuttavia non ci sta. “Non condividiamo le conclusioni della relazione della Corte dei Conti dell’Ue né sotto il profilo ambientale né sotto quello della competitività”, ha affermato Albiera Antinori, la presidente del gruppo vini di Federvini, presente ieri a Roma per gli Stati Generali del Vino organizzati dall’ufficio del Parlamento dell’Ue in Italia. “Margini di miglioramento ce ne sono, ma non si può certo dire che le risorse destinate da Bruxelles al vino siano state spese male”. È per questo motivo che ha spiegato, punto per punto, le ragioni degli esponenti del settore.
Italia contro Ue sul vino: la presa di posizione di Federvini
Innanzitutto Federvini non ci sta alle critiche dal punto di vista ambientale. “Sul piano degli interventi green va ricordato che il vincolo dell’Ue è stato introdotto con la nuova Pac entrata in vigore il primo gennaio 2023. Trovo quantomeno improprio attendersi già dei risultati su una misura introdotta da pochi mesi. Ma al di là dei contributi comunitari, il vino italiano ha già dato ampia prova della propria sensibilità sul tema. Vantiamo in Europa il maggior numero di ettari di vigneti biologici pari al 19% del totale. Inoltre sono stati avviati molteplici standard di certificazione della sostenibilità sia privati che pubblici”.
Ma non è tutto. “Con le misure per l’ammodernamento dei vigneti abbiamo rifatto oltre 311mila ettari di vigneti il 41% delle superfici vitate italiane rendendo i vigneti moderni, efficienti ed in grado di produrre sempre meglio la qualità attesa. Tra l’altro questi ammodernamenti sono alla base di due casi di grande successo di mercato come il Prosecco ed il Pinot grigio nel Nord Est”. E sull’export: “Il vino italiano registra un trend di continua crescita nelle esportazioni. C’è solo un anno in cui è arretrato, appena del 2%: il 2020 in piena pandemia e con i ristoranti a lungo chiusi”.