Anche gli armeni del Nagorno Karabakh sono diventati nessuno per l’Occidente. Non solo non ha fatto nulla per aiutarli, ma resta in silenzio, dissimulando la loro esistenza. Il durissimo attacco arriva da Domenico Quirico, esperto di esteri per La Stampa, in un articolo sull’operazione speciale dell’Azerbaijan e il programma di pulizia etnica degli armeni. “Agisce come se non esistessero. Li nullifica, li annulla, verrebbe da coniare una verbo audace: li nessunizza“. Ci sono casi in cui agli armeni viene offerta la via di fuga, in altri neppure quella, ma di vivere in minoranza, che vuol dire sparire lentamente. Il reporter parla di “omertà mafiosa” per quanto riguarda il silenzio dell’Occidente, che spesso può essere più grave dell’azione.
“Non abbiamo fatto nulla per salvarli o alleviare in parte il loro destino. A meno di non considerare qualcosa i cento dollari che l’Unione europea ha regalato a ogni profugo“, scrive Domenico Quirico. La definisce “una elemosina vergognosa“. La mancanza di azione viene giustificata attribuendo la colpa a Vladimir Putin, che avrebbe dovuto difendere l’Armenia. “Attendete ancora qualche giorno e questi armeni saranno uno dei tanti nomi che dimenticheremo, quasi ci fosse uno strano destino che ci regala opportune smemoratezze“.
“LE SOMIGLIANZE TRA ALIYEV E PUTIN”
Domenico Quirico mette l’Occidente con le spalle al muro quando paragona Ilham Aliyev, l’attuale presidente dell’Azerbaijan, a Vladimir Putin. Il giornalista mette a confronto i due personaggi perché “le somiglianze sconcertano“. Sono entrambi autocrati, discendenti diretti o indiretti del Kgb, organizzatori di “operazioni speciali“, con la protezione di complici potenti, come Cina e Turchia, entrambi ricchi di gas e petrolio.
Un raffronto che porta Domenico Quirico ad evidenziare l’ipocrisia dell’Occidente sull’Armenia. “Perché allora lottiamo contro Putin ‘fino a quando sarà necessario’ e perdoniamo le aggressioni di Aliyev?“. Nel frattempo, gli armeni sono diventati stoici. “E forse è per invidia che non li sopportiamo, per la loro capacità di resistere alla sofferenza. Che noi non abbiamo più. Siamo egoisti anche nel dolore“, segnala il giornalista.