Uno studio condotto negli Stati Uniti da un team di ricerca guidato dal professore Piero Madau dell’Università della California, a Santa Cruz (UCSC), ha rivelato che “potremmo scoprire una forma di vita extraterrestre entro 60 anni luce”. La rivelazione ha alla base, come riportato da Universe Today, il Principio Copernicano, secondo cui né gli esseri umani né la Terra sono in una posizione privilegiata per osservare l’Universo, e sull’equazione di Drake, ovvero una formula matematica utilizzata nell’esobiologia per stimare il numero di civiltà extraterrestri esistenti in grado di comunicare nella nostra galassia.
Il team ha tuttavia considerato degli elementi che non sono inclusi nell’equazione di Drake. In particolare, come i fattori dipendenti dal tempo abbiano svolto un ruolo vitale nell’emergere della vita nel nostro Universo. Ciò include la storia della formazione stellare della nostra galassia, l’arricchimento del mezzo interstellare (ISM) da parte di elementi pesanti (forgiati all’interno della prima popolazione di stelle), la formazione di pianeti e la distribuzione di acqua e molecole organiche tra pianeti.
“Potremmo scoprire la vita extraterrestre entro 60 anni luce”. La teoria
La Terra è relativamente un nuovo arrivato nella nostra galassia, essendosi formata circa 4,5 miliardi di anni fa. La vita, nel frattempo, ha impiegato circa 500 milioni di anni per emergere dalle condizioni primordiali. Poi con il Grande Evento di Ossidazione, circa 2,4 miliardi di anni fa, è iniziata l’ascesa verso forme di vita complesse e all’emergere di tutte le specie conosciute. È in virtù dell’importanza del tempo che Piero Madau è dell’idea che l’equazione di Drake osservi soltanto una parte della storia. La sua analisi in tal senso ha mostrato che entro 100 parsec dal Sole, ci possono essere fino a 10.000 pianeti rocciosi in orbita con gli HZ della loro stella.
Usando la linea temporale generalmente accettata dell’emergere della vita sulla Terra e applicando una stima conservativa della prevalenza della vita su altri pianeti, è emerso che “se la vita microbica è sorta non appena è nata sulla Terra in più dell’1% dei TTP (e questo è un grande se), allora ci si aspetta che il pianeta simile alla Terra più vicino e che ospita vita extraterrestre sia a meno di 20 pc di distanza, ovvero 65 anni luce”. E conclude: “Questo potrebbe essere motivo di un cauto ottimismo nella ricerca di marcatori di abitabilità da parte della prossima generazione. Inutile dire che le biofirme saranno estremamente difficili da rilevare. Ed è anche possibile che la vita possa essere così rara che non ci sono biofirme all’interno di un kpc”.