Anna Carrino è stata per 30 anni al fianco del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, e a Casal di Principe, in provincia di Caserta, era trattata con “rispetto” perché compagna di uno degli uomini più potenti della camorra. Oggi è una collaboratrice di giustizia dopo aver vissuto il carcere e aver deciso di passare dall’altra parte, lasciandosi alle spalle un passato turbolento attraversato da pagine atroci della cronaca nera.
Insieme a Francesco Bidognetti, poi arrestato e finito in regime di 41bis, Anna Carrino ha avuto tre figli e la loro storia d’amore sarebbe iniziata quando l’allora capoclan era sposato e già padre, quando sua moglie, Teresa Tamburrino, si spegneva per una grave malattia. Francesco Bidognetti sarebbe stato ritenuto mandante dell’omicidio del medico Gennaro Falco, fatto uccidere, secondo la ricostruzione dell’accusa, perché non avrebbe diagnosticato in tempo la neoplasia che aveva colpito la prima consorte. Anna Carrino gli sarebbe stata fedele fino al “tradimento” davanti alla legge, fino a quando, dopo essere stata arrestata lei stessa, avrebbe scelto di collaborare con i magistrati fornendo rivelazioni importanti ai fini delle indagini sulle attività del clan.
Anna Carrino collaboratrice di giustizia: “Mi ritengo una donna molto forte”
Anna Carrino ha rilasciato alcune interviste, a volto coperto perché sotto protezione visto il suo delicato ruolo di collaboratrice di giustizia, e una di queste è stata rilasciata a Francesca Fagnani per Belve. La donna ha raccontato di aver conosciuto Francesco Bidognetti all’età di 13 anni, quando lui ne aveva 29 ed era già un boss tra gli uomini più potenti e spietati dei Casalesi. Lei, originaria di Napoli, sarebbe stata ignara della sua reale caratura criminale fino al trasferimento a Casal di Principe, “regno” del potere di Bidognetti e del boss Francesco Schiavone detto “Sandokan”. Bidognetti, noto come “Cicciotto ‘e mezzanotte“, sarebbe poi diventato suo compagno di vita e padre dei suoi tre figli. Anna Carrino avrebbe deciso di restargli accanto nonostante una vita fuorilegge e costellata di crimini tra cui l’omicidio.
“Io non mi ritengo una belva – ha dichiarato al programma Anna Carrino, prendendo le distanze dalla dimensione criminale del suo ex compagno –, mi ritengo una donna molto forte per aver intrapreso un’altra vita“. Anna Carrinola è passata sotto la tutela dal programma di protezione testimoni e all’epoca della sua relazione con il boss sarebbe stata il tramite tra Bidognetti e il clan garantendo la trasmissione dei pizzini dal carcere. “Mi chiamavano ‘La commara‘ perché ero la compagna di un boss di Casal di Principe ed era una forma di rispetto“. Anna Carrino ha raccontato di essere diventata un’altra donna, “casa e lavoro”, dopo aver fatto una scelta “molto pesante” per recidere il suo legame con la criminalità organizzata. “Per me il coraggio è stato prendere la macchina e andare via, la paura era tantissima“.
Anna Carrino e Francesco Bidognetti: “Avevo 13 anni e lui 29, nessuno sapeva che fossi incinta…”
Anna Carrino e Francesco Bidognetti si sono incontrati quando lei aveva 13 anni e lui 29: “Io uscivo da un collegio, la figura del papà non l’ho mai avuta, neanche di mamma, solo delle suore. Mi sono molto avvicinata a lui perché lo vedevo come un padre. Poi dopo cominciava a nascere un affetto più importante (…). All’inizio ho sempre coperto questa relazione, mia mamma l’ha saputo quando ho partorito Katia. Per 9 mesi non si è mai accorta che ero incinta. Bidognetti era amico di mia madre, lei sapeva che era un boss, ma io no. Quando ha scoperto la nostra relazione mi voleva cacciare via di casa“. Anna Carrino ha dichiarato di aver capito che Francesco Bidognetti era un camorrista di notevole spessore criminale quando si è trasferita a Casal di Principe. Lui le avrebbe garantito una “bella vita” e dopo l’arresto del boss lei sarebbe diventata non solo sua “portavoce” ma avrebbe anche preso le redini al comando portando avanti le volontà di Bidognetti (che lui le avrebbe indicato tramite dei gesti prestabiliti durante i colloqui, un linguaggio “in codice” poi emerso dalle indagini): “Mi faceva stare bene, se volevo un paio di scarpe me lo comprava. Sono stata sedotta da lui, non dal potere perché non sapevo cosa faceva. Lui comandava, non so cosa avesse più degli altri per essere al vertice. Lui mi diceva sempre che ero diversa dalle altre persone, per come facevo la mamma, come donna, non lo avrei mai tradito. L’ho fatto nel momento in cui ho collaborato, ma in tutti gli anni della mia vita non l’ho mai tradito con altri (…). Lui mi presentava a tutti come la compagna, nonostante sua moglie fosse in un letto malata. Mi sentivo fortunata a essere la donna del boss, molto fortunata. Ci teneva tantissimo a me, non mi faceva mancare nulla. Io ho vissuto più anni di galera insieme a lui, non l’ho mai vissuto veramente (…) Tutti mi portavano rispetto, ma non mi sentivo una donna-boss“.
Nel passato di Anna Carrino c’è una condanna a 16 anni di reclusione per l’omicidio di un giovane di 20 anni, Antonio Petito. L’ex compagna di Francesco Bidognetti è stata ritenuta la mandante del delitto, materialmente eseguito da un killer, Luigi Guida, che lei avrebbe assoldato a seguito di un banale litigio per strada con il figlio Gianluca, all’epoca adolescente. Anna Carrino ha ricordato così quell’orrore: “Penso tutti i giorni a quel ragazzo, perché anche se ho chiamato Luigi Guida io non l’ho chiamato perché volevo che lo ammazzassero. Non ho mai provato a chiedere scusa ai genitori, non so perché. Non me la sono sentita perché anche se sono stata condannata io quell’omicidio non l’ho fatto. Mi sono presa 16 anni, ma se chiamo una persona (…) io non gli ho detto (a Luigi Guida, ndr) ‘Vai e ammazza quella persona’, se ti ho chiamato è per aiuto. Luigi Guida l’ho chiamato anche per altre situazioni ma non è mai morto nessuno“.