Troppe spese e poca qualità in sette regioni italiane in termini di sanità. In Molise, Valle d’Aosta, Abruzzo e Liguria la spesa è oltre la media nazionale ma i risultati sono modesti mentre in Emilia Romagna e Toscana accade il contrario: qui, insieme a Veneto e Lombardia, i costi pro capite sono inferiori. L’indagine è stata condotta dalla sezione Autonomie della Corte dei Conti, dedicata ai bilanci regionali, occupati per quasi l’80% dalla sanità. La lettura è originale perché indica come non sempre una spesa più alta corrisponda a maggiore qualità. I dati emersi potrebbero andare ad incidere anche sui discorsi in merito alla Nadef che il Consiglio dei Ministri ha approvato mercoledì scorso.
Per il 2024, infatti, le tabelle “a legislazione vigente” prevedono un calo di 2.2 miliardi nei fondi che passerebbero dai 136 miliardi di quest’anno a 132,7. Il rapporto, di 436 pagine, confronta proprio la spesa pro capite di ogni Regione e i risultati ottenuti dalla sanità nelle tre aree indicate dai Lea (livelli essenziali di assistenza). Ne emerge un punteggio da 0 a 100 riguardo la qualità dei servizi raggiunta dagli ospedali, l’assistenza distrettuale e l’attività di prevenzione. Vari i risultati emersi: 7 Regioni e Province autonome su 21 sono insufficienti su uno di questi settori. In Valle D’Aosta e Calabria i tre ambiti sono ampiamente sotto la sufficienza, mentre in Sardegna solo la prevenzione sale di poco oltre i 60 punti. La prevenzione soffre a Bolzano, in Molise gli ospedali sono in difficoltà e in Campania va male la medicina territoriale.
Sanità, le spese delle regioni e la qualità
Il dato che emerge dall’indagine condotta dalla sezione Autonomie della Corte dei Conti mostra come non ci sia sempre correlazione tra i fondi e qualità. Negli ospedali, la spesa più alta per la sanità è del Molise con 1.436 per cittadino: nonostante questo, la regione ha anche il punteggio Lea peggiore. La provincia di Trento invece ha i risultati migliori con appena 1.191 euro a persona, seguita da Emilia Romagna e Toscana. Proprio la regione di Bologna primeggia nella classifica anche nell’area distrettuale, con una spesa di 1.291 euro ad abitante, meno della Sardegna, che spende 1.307 euro ma occupa il penultimo posto.
Umbria e provincia di Trento fanno bene in termini di prevenzione ma la prima con 92 euro pro capire contro i 125 euro della seconda. La Puglia invece ne spende 140 ma comunque ottiene prestazioni di molto peggiore: ultima però c’è ancora una volta la Valle d’Aosta. “I livelli essenziali sono il penultimo miglio ma l’ultimo dipende dalla qualità dell’amministrazione che gestisce” ha affermato al Senato Sabino Cassese mercoledì scorso.