Durante la diretta odierna di Storie Italiane, Eleonora Daniele è tornata a parlare del caso relativo ad Alberto Scagni, che ha ucciso sua sorella Alice. Nei giorni scorsi, infatti, si è chiuso il processo a carico del figlio, al quale il giudice ha riconosciuto la seminfermità mentale, condannandolo a 24 anni e 6 mesi, a differenza dell’ergastolo che era stato chiesto dall’accusa, con i suoi genitori (nonché genitori della vittima) che hanno manifestato il loro malcontento per la pena inflitta. O meglio, più che non essere d’accordo con la pena a carico di Alberto Scagni per l’omicidio della sorella Alice, i genitori non riescono a scendere a patti con il processo che si è tenuto, che definiscono ingiusto perché non ha valutato pienamente il figlio e la sua già ampiamente denunciata dai genitori, ma anche dai vicini di casa.
La madre di Alberto Scagni: “Il processo non è stato equo, lui vaneggiava”
Proprio a Storie Italiane è intervenuta la madre di Albero e Alice Scagni, per commentare quella sentenza e quel processo, a loro avviso ingiusti. Antonella, infatti, spiega che “noi ci siamo focalizzati sulla conduzione del processo, la sentenza deriva da questa conduzione non equa, non sana e non corretta. Dalle udienze avevamo l’aspettativa di conoscere la verità, compiuta e completa, che poi rimarrà negli atti e sarà letta dal nostro nipote. Come parte civile in questo processo eravamo in un recinto in cui non potevamo dire quello che era effettivamente successo”.
“Salute mentale”, spiega ancora la madre di Alberto Scagni, “avrebbe dovuto avere una percezione più rapida della condizione di Alberto, ma hanno scaricato tutto sul 112 dicendoci di denunciare. Anche i vicini avevano denunciato, ma tutto questo non è entrato nel processo”. Similmente, secondo Antonella il giudice non ha valutato correttamente neppure la posizione del figlio che, racconta, “quando ha preso la parola per difendersi vaneggiava, e viene da chiedersi se abbia capito veramente cosa ha fatto, cosa sta rischiando e cosa deve pagare. Voglio che si renda conto del male che ha fatto e che sconti la pena giusta, ma se non se ne rende conto a me sembra che non stiamo trattiamo un cittadino in maniera corretta”. Ma la madre di Alberto Scagni ci tiene anche a sottolineare come a processo “abbiamo dovuto alzare la voce per farci ascoltare, mentre il PM non mi ha neanche interrogato, come se avesse paura che io fossi in grado di manifestare tutte le inadempienze che ci sono state”.