Emanuele Filiberto è stato il terzo, ed ultimo, ospite dell’episodio odierno di Belve, in onda su Rai 2 con Francesca Fagnani, alla quale si è raccontato rispondendo alle sua caratteristiche, ed apprezzate dal pubblico, domande tagliente. Confessa, a suo modo, di non sentirsi una belva, ma sostenendo che “lo divento quando è necessario, quando toccano le mie figlie, mia moglie, la mia famiglia, le persone che amo e le persone in difficoltà”. Nipote dell’ultimo Re d’Italia, è ricordato anche per aver “perso” il suo regno, destituito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Emanuele Filiberto si riconosce ancora, in parte, nel titolo di Principe e sostiene di non aver pensato all’ipotesi di regnare, “ho vissuto molto meglio come sono io adesso che se fossi stato un altro o se ci fosse stata una monarchia”.
L’educazione e l’infanzia di Emanuele Filiberto
Andando avanti nella sua intervista Emanuele Filiberto racconta che “abbiamo ereditato ben poco perché lo Stato ha preso tutto quello che era privato di nostro” al punto che “non abbiamo mai neanche visto i gioielli”, che ipotizza valgano, secondo una quotazione di alcuni bulgari “6/7/8 milioni di euro, ma non è il valore economico, quanto quello storico”. Ricorda che “a casa mia non si parlava molto di sentimenti, mio padre è stato cresciuto per essere Re d’Italia e ho una grande difficoltà a parlare di sentimenti o di quello che sento, ed è stato un grandissimo problema con mia moglie alla quale non riuscivo neppure a dire ti amo”.
Rimanendo nell’infanzia, Emanuele Filiberto ricorda come non era uno studente modello, ma che passava il tempo a sciare, ma senza particolari riprese da parte dei genitori. “Non ho avuto un’educazione rigida“, racconta, “ero molto libero di fare ciò che volevo, forse anche troppo. Avevo modo di andare in alcune scuole prestigiose, ma non l’ho fatto e avrei voluto, magari, avere dai miei genitori una spinta in avanti”. Degli anni ’90 a Parigi ricordò, in passato, alcune relazioni tossiche che aveva avuto, raccontando a Belve come “ho usato delle droghe, perché ero chiuso, introverso, non riuscivo ad affrontare l’altro e questi paradisi artificiali ti aprivano e facevano mostrare quello che non riuscivi a dire”, pur sottolineando che “non sono mai stato dipendente”. Parlando di quali droghe ha usato, Emanuele Filiberto ricorda soprattutto la cocaina, “che andava molto in quel periodo”.
“La mia famiglia ha commesso parecchi errori”
Affrontando il tema dei processi a carico della sua famiglia, Emanuele Filiberto sostiene che “non penso che ci siamo sottratti dalle responsabilità. Se parliamo della storia di Cavallo, dove è morto un giovane, mio padre ha sempre voluto sapere la verità di questa storia, come ha sempre detto che era colpevole. Dopo, in questa storia, si è capito che c’era un’altra arma, altri colpi, hanno trovato una storia che puzzava di polvere. Io sono il primo ad aver criticato delle cose fatte dalla mia famiglia, come le leggi razziali, e l’avrei criticato se fosse stato colpevole, ma venne assolto”. “Gli atteggiamenti della mia famiglia non sono sempre stati giusti”, racconta Emanuele Filiberto, ricordando, per esempio, che “mio padre ha avuto per la sua educazione un grandissimo rispetto per la famiglia e il casato e io avrei voluto che quello che ho fatto io dopo, come lo scusa per le leggi razziali, fosse fatto ben prima, ma il suo rispetto per la famiglia e la storia non gli hanno permesso di dire queste cose”.