Il 4 gennaio 2021, a Bolzano, la scomparsa di Laura Perselli e Peter Neumair, coniugi di 68 e 63 anni i cui corpi sarebbero stati ritrovati nelle acque dell’Adige dopo settimane di ricerche. Non un allontanamento volontario o un incidente, ma un duplice omicidio commesso dal figlio poco più che 30enne, Benno Neumair, finito poi a processo e condannato all’ergastolo in primo grado per i delitti. Nei giorni scorsi si è aperto a suo carico il secondo grado di giudizio in Corte d’Assise d’Appello, e si torna a parlare di una delle vicende più atroci delle recenti cronache a Un giorno in pretura con un resoconto di quanto accaduto in tribunale.
La prima persona a sospettare un coinvolgimento di Benno Neumair nella sparizione dei genitori è stata la sorella, Madé Neumair, medico residente all’estero che avrebbe fin da subito tentato di mettere alle strette il giovane per farlo crollare. Il cerchio intorno al figlio della coppia si sarebbe chiuso velocemente sfociando nell’arresto e nella confessione: “Ho strozzato mio padre“, ha detto il ragazzo in sede di interrogatorio aprendo a una serie di rivelazioni scioccanti sulla dinamica e sul movente degli omicidi. Benno Neumair avrebbe parlato di una lite con il genitore conclusa con l’azione omicidiaria, seguita poi dall’aggressione ai danni della madre Laura Perselli colpita appena varcata la soglia di casa, in un’elegante palazzina al civico 22 di via Castel Roncolo. Dopo aver ucciso i genitori, Benno Neumair avrebbe caricato i corpi in auto e li avrebbe gettati nel fiume per poi mettere in scena un tentativo di depistaggio.
Laura Perselli e Peter Neumair, dalla scomparsa alla scoperta del duplice omicidio
I cadaveri di Laura Perselli e di suo marito, Peter Neumair, sarebbero stati individuati e recuperati a fatica dopo settimane di incessanti ricerche. A lanciare l’allarme sulla sparizione della coppia è stata l’altra figlia, Madé Neumair, insospettita dall’assenza di contatti con entrambi e dalla posizione del fratello, Benno, a suo dire troppo contraddittorio nelle fasi iniziali al punto da spingerla a registrare le conversazioni con lui “per aiutare le indagini”.
Il 15 settembre scorso, dopo la condanna in primo grado all’ergastolo, per Benno Neumair si è aperto il processo di appello. Secondo quanto riportato dal quotidiano Alto Adige, il cardine del dibattimento sarà l’analisi dello stato mentale dell’imputato al momento del duplice omicidio. Secondo una consulenza di parte, depositata nel 2022, il giovane sarebbe affetto da “un disturbo di personalità” e la difesa punterebbe a farlo sottoporre a un’altra risonanza magnetica dopo quella che, durante il primo grado, per la difesa avrebbe evidenziato un problema al cervello capace di innescare la tendenza a stati di aggressività incontrollata. Si tratterebbe, secondo gli esperti di parte, di un difetto cerebrale e in particolare di una anomalia nell’ippocampo: “Si vede che manca della sostanza grigia nell’ippocampo che è rilevante sia perché è un’alterazione molto marcata, sia perché l’ippocampo è coinvolto nel circuito che regola le emozioni e l’aggressività“. Una versione non sposata dall’accusa, che ritiene il giovane capace di intendere e volere al momento dei fatti.