Il volo dal cavalcavia e poi lo schianto sui binari: cosa ha portato al terribile incidente di Mestre, quando un bus è volato dopo l’impatto con il guardrail, finendo sulla ferrovia sottostante dopo un volo di oltre 15 metri? E perché è scattato l’incendio successivo che ha sicuramente pesato sul bilancio di 21 vittime? Il bus che trasportava i turisti a Venezia era a zero emissioni, cioè 100% elettrico e costruito da un colosso cinese. Le batterie al litio che aveva a bordo potrebbero essere stata la causa. Infatti, secondo gli esperti, in caso di urto violento, l’involucro che contiene la batteria o le batterie può perforarsi. Le membrane che separano le celle con gli ioni di litio si rompono, sversando il liquido elettrolitico, che è altamente infiammabile, come sottolinea Libero.
Può così esplodere un incendio nel quale le temperature possono superare i duemila gradi. A parlarne è stato Aldo Ballerini, ingegnere e giornalista specializzato in auto e moto da trent’anni: “Le batterie al litio a bordo di auto, moto e bus sono protette come se fossero in un caveau, grazie a contenitori molto spessi di alluminio o di titanio. Se però si verifica un urto molto violento, e quello subito dal bus di Mestre lo è stato sicuramente, questa “cassaforte” si può perforare. E l’incendio che ne deriva è particolarmente intenso a causa dell’alto voltaggio con cui funzionano questi motori oggi, per ragioni di efficienza e prestazioni”.
Bus Mestre, incendio a causa delle batterie?
Aldo Ballerini, ingegnere e giornalista specializzato in auto e moto, a Libero ha spiegato: “Soltanto per una moto parliamo di 300 volt, tanto che non solo la batteria ma anche i cavi che conducono l’elettricità dalla batteria alle varie componenti sono totalmente isolati, perché diversamente chi li toccasse morirebbe fulminato”. Nel caso di un bus come quello di Mestre, le batterie sono molto grandi. Non vuol dire che in seguito a un incidente i veicoli a batteria si incendiano più frequentemente di quelli a combustibile fossile o ibridi: ad esempio in dieci anni i casi confermati di Tesla andate a fuoco sono stati 204 (con 71 vittime). Più di venti all’anno. Inoltre tre anni fa, uno studio condotto dal National Transportation Safety Board (NTSB), l’ente americano per la sicurezza dei trasporti, ha attestato che nel 2020 i veicoli elettrici che hanno preso fuoco in seguito a guasto o a incidente siano stati lo 0,2% del totale.
Quando però questo accade, succede a una velocità e una potenza senza eguali. Ad esempio nel gennaio 2013, un Boeing 787 della Japan Airlines parcheggiato all’aeroporto di Boston prese improvvisamente fuoco: a innescare le fiamme erano state le batterie al litio che alimentavano il sistema elettrico di bordo mentre l’aereo aveva i motori spenti. Nel caso di Mestre, ieri Mauro Luongo, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Venezia, ha spiegato che “a complicare le operazioni di soccorso sono state le batterie che hanno preso fuoco conseguentemente all’impatto”.