Tim Burton, geniale regista acclamato in tutto il mondo, si è raccontato ai microfoni del Corriere della Sera. «È incredibile come il tempo passi ma alcune cose rimangano le stesse: oggi sono felice, me la cavicchio con la vita, eppure la sensazione di essere ancora quell’adolescente incompreso non mi abbandona», esordisce il geniale artista, protagonista di una mostra a Torino presso la Mole Antonelliana, in scena fino ad aprile.
Il 65enne, fidanzato con la splendida Monica Bellucci (argomento che però il quotidiano di via Solferino ha definito vietato), narra di sentirsi incompreso: «Incompreso in un mondo in cui vengo venerato? So che può sembrare strano ma non lo è. Questa sensazione fa parte di me, non è una posa. Anche se erano sentimenti che provavo da giovane, mi hanno sempre accompagnato, nonostante il successo, i traguardi». Tim Burton ha quindi parlato dei protagonisti dei suoi lavori, da Edwar mani di forbice alla più recente Mercoledì, serie tv Netflix dei record: «Sono molto simili, a modo loro. Mercoledì è un personaggio che mi ha parlato, a cui mi sento affine. Stiamo girando la seconda stagione. Il mio sentirmi vicino a questi soggetti credo dipenda dal fatto che io quei sentimenti è come se li avessi vissuti ieri. Ricordo la pena e il dolore che si prova quando sei a scuola e ti senti solo. Anche se cambi, restano in te, nel del tuo dna».
TIM BURTON: “NON RIMPIANGO NULLA DI QUELLO CHE HO FATTO”
Ma se non fosse diventato regista cosa avrebbe fatto Tim Burton? «Probabilmente sarei diventato un serial killer», ironizza l’artista. Sul fatto che molti lo chiamano genio: «Non tutti dai, ci sono un sacco di persone che mi chiamano in un altro modo». Su Tim Burton stanno persino girando una serie: «È vero ma cerco di non curarmene. A casa copro anche gli specchi talmente non mi interessa guardarmi, quindi, anche qui, lascio fare a loro».
Sull’Oscar mai vinto: «Mi dispiace? No, davvero. Non sono materialista, va bene così». Infine sulle sue influenze ed eventuali rimpianti: «Sono cresciuto amando gli horror, tipo quelli di Mario Bava. Apprezzo Fellini. I film mi hanno aiutato ad affrontare la vita, psicologicamente: mi hanno spiegato come superare certi momenti. Non rimpiango nulla. Le cose non straordinarie che ho fatto erano comunque parte di un momento, bene così. Mi sento vicino a tutti i miei film: ognuno era parte di me».