“Un provvedimento spot e non organico e strutturale come invece servirebbe”. Così Adiconsum valuta il Trimestre anti-inflazione, il patto sottoscritto lo scorso 28 settembre tra il Governo e 32 tra Associazioni prevalentemente della Distribuzione, della trasformazione e della produzione, per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie nei successivi 3 mesi, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023, attraverso l’introduzione di un paniere di prodotti di prima necessità proposti a prezzi calmierati.
Secondo l’associazione dei consumatori, insomma, l’iniziativa mostra il fianco. E questo per più ragioni. “Tra le ‘pecche’ – si legge in una nota – c’è il fatto che l’impegno per le aziende non è vincolante, ma assunto su base volontaria, e che il pacchetto dei prodotti, alimentari e non alimentari di prima necessità, prodotti per l’infanzia e la cura della persona, esclusi gli alcolici, toccato dall’operazione è scelto liberamente dalle imprese distributrici”.
Ma soprattutto Adiconsum evidenzia “mancate risposte” su due temi: l’apertura di un Tavolo cui partecipino tutti gli stakeholder che assuma soluzioni condivise, e l’estensione del ruolo e delle potenzialità di Mr. Prezzi (il Garante per la sorveglianza dei prezzi, ndr) fino al livello provinciale. Ma non solo. Adiconsum, infatti, punta il dito anche contro “il mancato coinvolgimento in questi mesi delle Associazioni Consumatori riconosciute dalla legge”, sottolineando come “secondo l’art. 9 del Protocollo che ha dato vita al Trimestre anti inflazione, al previsto ‘Tavolo di coordinamento e monitoraggio’ saranno presenti solo Ministero e aziende”.
Da qui dunque la decisone di Adiconsum e altre 14 Associazioni Consumatori riconosciute dal CNCU (Consiglio nazionale Consumatori e Utenti) di consegnare al ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, un pacchetto di proposte pensate per “combattere concretamente l’inflazione e il caro prezzi”. Proposte complementari e alternative alle misure già adottate.
In concreto, le Associazioni chiedono innanzitutto di allargare il campo di azione ora concentrato sul solo largo consumo. Nel mirino c’è in prima battuta il settore energetico. Il Governo viene infatti sollecitato a “reintrodurre per almeno sei mesi lo sgravio delle accise e degli oneri parafiscali sui carburanti e sull’energia elettrica e il gas, utilizzando allo scopo il maggior gettito Iva generato da essi in questi mesi, e nei prossimi, per fronteggiare l’atteso aumento continuo dei relativi prezzi, in attesa di una vera riforma di sistema che riconduca correttamente alla fiscalità generale gli oneri impropri che gravano eccessivamente sul pieno dei serbatoi e sulle bollette degli italiani”. A questo si aggiunge la proposta di “prorogare il regime di maggior tutela per l’energia e il gas di un periodo congruo, utile a correggere le criticità rilevate all’avvio del mercato libero” e di “rafforzare ed estendere i bonus sociali e istituire un Fondo contro la Povertà energetica”.
Il secondo luogo, le Associazioni dei consumatori hanno acceso un riflettore sulla questione fiscale, chiedendo di “rimodulare l’Iva sui generi di consumo fondamentali, sgravandoli in parte e alcuni del tutto, almeno temporaneamente, e di difendere il potere d’acquisto dei redditi fissi, detassando il lavoro e rivalutando equamente le pensioni”. Sotto la lente c’è poi lo spinoso tema dei mutui, per i quali viene sollecitata la “sterilizzazione dell’incremento delle rate conseguenti al rialzo dei tassi Bce, avviando immediatamente il confronto anche tra Governo, Banche e Associazioni Consumatori, anche al fine di riequilibrare il rapporto tra interessi passivi, pagati dai consumatori, e attivi, pagati dalle banche”.
Nella lista di proposte, trova inoltre spazio anche l’aspetto informativo. Si chiede infatti di “rendere obbligatoria la comunicazione e diffusione da parte dei Comuni delle variazioni dei prezzi (indici, inflazione congiunturale e tendenziale) e i prezzi medi, minimi e massimi dei principali beni e servizi di largo consumo sui loro siti internet e resi noti ai cittadini attraverso i principali mezzi d’informazione e comunque attraverso una App dedicata, per offrire in tempo reale più possibilità di scelta d’acquisto informato e consapevole, e spingere le imprese a una sana concorrenza sui prezzi al dettaglio e lungo le intere filiere”.
Infine, nell’elenco sono inseriti alcuni punti dedicati al ruolo delle realtà associative. Si sollecita infatti a “modificare l’articolo 4 del Regio Decreto-Legge 20 Febbraio 1927, n. 222 in modo che anche le Associazioni Consumatori riconosciute nel CNCU possano partecipare alle Commissioni comunali per la rilevazione dei prezzi”. Si chiede poi di “costituire Osservatori provinciali presso le Camere di Commercio in coordinamento con Mister Prezzi coinvolgendo le associazioni dei consumatori e delle altre categorie economiche” e di “innovare il quadro normativo, con il coinvolgimento anche degli esperti delle Associazioni Consumatori e delle autorità di vigilanza, per definire le fattispecie di condotta speculativa illecita degli operatori di mercato, per introdurre correttivi di natura fiscale sugli extraprofitti e sugli aumenti eccessivi e immotivati nelle transazioni economiche tra operatori nelle filiere, che finiscono per ricadere sui prezzi al consumo, e per rafforzare coerentemente i poteri di indagine e di sanzione dell’Antitrust e del Garante dei Prezzi”. Il tutto, nella prospettiva di “rilanciare l’attività partecipativa del CNCU e rafforzare i poteri e l’attività della Commissione Allerta Rapida”.
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