Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha fornito una fotografia sulle scelte degli studenti in merito alla scuola secondaria di II grado. Come riporta Repubblica prima della riforma Gelmini il 21% degli studenti prediligeva i licei scientifici, in cui lo studio del latino era obbligatorio. Dal 2013, l’avvento dell’opzione “scienze applicate” ha portato al crollo di iscrizione nei licei classici, spingendo gli studenti a prediligere una forma di scientifico ‘soft’, senza lo studio del latino. Ad oggi, il 9,2% degli studenti sceglie lo scientifico scienze applicate contro il 12,8% che sceglie lo scientifico tradizionale. Insomma, gli studenti non sembrano più interessati alle lingue antiche, non ritenendolo più importante. Evidente è il cambiamento del modo di concepire il futuro scolastico per ragazzi e famiglie.
In crisi anche gli istituti per geometri e ragionieri, i quali sembrano vivere ormai da tempo una crisi irreversibile senza via di ritorno. E a questi si sono aggiunti anche gli istituti alberghieri, in cui si sta registrando un calo di iscritti. Tengono invece il linguistico e gli istituti tecnici, con una perdita di solo 18mila iscritti
DA COSA DIPENDE LA CRISI DEL LATINO E DEI LICEI CLASSICI
Cosa può aver portato a cambiare scelta della scuola superiore? Si potrebbe pensare che le nuove generazioni di oggi, abituate ad un linguaggio social, non vogliano perdere tempo in lunghe traduzioni di latino e greco. Maurizio Bettini, latinista di fama che insegna all’università di Siena, ha esposto una sua analisi del fenomeno, precisando che il calo sarebbe da attribuire a diversi fattori. “Prima il classico era la scuola che dava accesso a tutte le facoltà, mentre adesso non è più così. In più gli studenti erano convinti che lo studio del Latino e del Greco li avrebbe messi nelle migliori condizioni per gli studi universitari, una palestra insomma. Ma perdendo iscritti al classico il linguaggio si impoverisce”.
Poi ha anche aggiunto: “Pochi oggi hanno voglia di faticare in una società in cui esistono piattaforme che aiutano a tradurre da tutte le lingue». E per il classico per attirare più iscritti suggerisce di “modernizzare la didattica aprendo, ad esempio, al teatro.”
COME INCIDERANNO I NUOVI PERCORSI SULLA CRISI DEL LATINO E DEGLI ISTITUTI PER GEOMETRI E RAGIONIERI?
In vista ci sono l’avvio del liceo made in Italy, fortemente voluto dal governo Meloni, e la riforma degli istituti tecnico-professionali. I nuovi percorsi potranno incidere in un qualche modo sui dati delle iscrizioni? Il rischio esiste, poiché questi nuovi percorsi potrebbero accentuare maggiormente la crisi che sta interessando alcune tipologie di scuole superiori.
Inoltre un dato da non trascurare è legato al mondo del lavoro e alla sua insicurezza. Scegliere un percorso che dia maggiori garanzie appena concluse le scuole superiori è sicuramente nelle intenzioni dei giovani d’oggi che non sono interessati a proseguire gli studi con l’università. Ecco perchè liceo made in italy e nuovi istituti tecnico-professionali potrebbero essere più appetibili. Secondo Roberto Costantini infatti , direttore delle summer school della Luiss, “quello che osserviamo è la percezione di un futuro più incerto. E i giovani preferiscono intraprendere studi che consentano una immediata spendibilità nel mondo del lavoro“. Al riguardo è intervenuto anche Giovanni Brugnoli, vicepresidente per il capitale umano di Confindustria:” Non sembra casuale che tengano, a livello di iscritti, soprattutto gli indirizzi più legati all’industria e al Made in italy, così come quelli legati alla cura della persona che è un ambito dove il fabbisogno di professionalità è sempre più alto.” Lo stesso vede anche con favore la riforma proposta dal ministro Giuseppe Valditara del 4 + 2.